Secondo recenti ricerche, lo smart working avrebbe allungato le giornate di lavoro causando nei dipendenti “zoom fatigue”. L’ultima ricerca in merito, pubblicata da Gartner, sostiene che coloro che lavorano da casa, parzialmente o totalmente, stacchino ben due o tre ore dopo l’orario previsto.
I dipendenti in smart working, quindi, rischiano un maggiore accumulo di stress.
Sempre la stessa ricerca ha attestato che il 40% di chi lavora da casa fa orari più lunghi e riesce a disconnettersi più difficilmente: 1,27 volte in più dei dipendenti in presenza.
Alexia Cambon, l’autrice principale, ha dichiarato: “il tradizionale orario dalle 9 alle 5 non ha più senso oggi, perché siamo in un ecosistema in cui si lavora tutto il giorno da casa e ci sono molte più interruzioni per motivi lavorativi o familiari. Dobbiamo mettere qualche confine perché questo non va bene per la salute mentale, visto che conciliare tutti gli aspetti è diventato più difficile”.
La ricerca di Alexia Cambon smentirebbe anche la già preoccupante statistica elaborata dell’Università di Harvard, secondo la quale, con lo smart working, la giornata lavorativa si sarebbe allungata di 48,5 minuti. Non quasi un’ora, ma ben due o tre ore in più sarebbero richieste ai dipendenti ibridi.
I rischi dello smart working: distrazione e stress causato dai meeting online
Uno dei rischi maggiori riguardo il lavorare da casa è la distrazione. Gli impiegati da casa corrono un maggiore rischio di distrarsi rispetto a chi lavora in presenza: 2,54 volte in più, secondo la statistica. Inoltre, lo studio indaga anche la cosiddetta “Zoom fatigue”, la stanchezza e lo stress provocati dal lavoro e dalle riunioni on-line.
Tale ricerca sostiene, infatti, che i meeting online siano più faticosi di quelli in presenza causando maggiore stress ai dipendenti. Il testo suggerisce che: “con il lavoro da remoto che ha sfumato i confini tra lavoro e vita personale i lavoratori non riescono a mettere confini, e molti restano connessi anche dopo l’orario di lavoro”.
Un problema che sembrerebbe far parte anche del mondo universitario, scolastico e della ricerca, oltre che dello smart working. Considerata la ormai prolungata didattica a distanza, anche gli studenti starebbero risentendo di un maggiore carico di stress.