La detenzione di Patrick George Zaki (arrestato lo scorso 7 febbraio mentre provava a rientrare in Egitto, da Bologna) è stata prolungata di altri quindici giorni, in base a quanto ha deciso la Procura per la sicurezza dello Stato in Egitto, alla presenza di alcuni diplomatici dell’Unione Europea, italiani e svizzeri e diverse testate giornalistiche. Dunque, il tribunale egiziano ha rigettato la proposta di scarcerazione del giovane ricercatore, che secondo quanto si apprende da fonti ufficiali, non presenterebbe problemi di salute, ma si trova in uno stato di forte tensione emotiva.
Patrick George Zaki è un giovane ricercatore originario di al-Mansoura, in Egitto, appartenente alla comunità cristiana copta e fortemente impegnato come ricercatore per i diritti umani nell’ambito del programma Gemma all’università di Bologna.
Il 7 febbraio scorso, il giovane attivista, è stato arrestato, mentre rientrava da Bologna, nella propria città natale, per un breve soggiorno. Il motivo dell’arresto, avvenuto all’interno scalo dalla NSA sembrerebbe esser legato all’attività di ricerca e di volontariato che Zaki svolgeva assiduamente. A tali accuse, se ne sono aggiunte altre, tra le quali, la diffusione di notizie false e manifestazioni non autorizzate. In realtà, tali motivazioni, sin dall’inizio non hanno convinto gli investigatori, che hanno spesso paragonato il caso a quello di Giulio Regeni, sulla cui vicenda ancora non è stata fatta chiarezza. Un caso complicato, quello di Zaki sul quale si cerca di fare chiarezza, e sul quale Amnesty International, sta facendo il possibile affinché si raggiunga presto una soluzione e scarcerare il giovane.
Intanto, in attesa di una buona nuova ieri, l’amara notizia, accompagnata da una forte delusione, “Il ricorso è stato respinto”, ha comunicato uno dei legali del ragazzo, Wael Ghaly.
Sulla districata questione, è intervenuto anche il ministro per l’Università e la Ricerca, Gaetano Manfredi, che ha commentato la decisione dei giudici egiziani, affermando: “Bisogna continuare a monitorare con attenzione e attraverso gli organismi internazionali, come si sta facendo, questa vicenda, in maniera tale che vengano garantiti i diritti di Zaki”.
Ricordiamo che sull’arresto del ventisettenne egiziano, sono intervenuti anche i genitori di Giulio Regeni, che espresso vicinanza emotiva ai familiari e agli amici del ricercatore, auspicando che si possa risolvere quanto prima la vicenda. La mobilitazione e la sensibilità nei confronti di George Zaki, è notevole, in Italia, da parte delle istituzioni, ma anche da parte delle varie organizzazioni mondiali che operano in tal senso.