Vittime del Covid: le commemorazioni
Un anno di Covid-19
Un anno terribile. Tutto è cominciato il 20 febbraio 2020 quando all’ospedale di Codogno (Lodi) Mattia Maestri, un ricercatore di una multinazionale con sede a Casalpusterlengo risultò positivo al Covid-19, diventanto di fatto il “paziente 1” italiano. Il virus correva a Wuhan, luogo da dove sembra fosse cominciato, e sembrava impossibile potesse arrivare anche nel nostro paese. Il virus cominciava a diffondersi. Scattarono le prime due zone rosse: a chiudere tutto furono per prima alcuni comuni della Lombardia e altri del Veneto. Qui, a Vò Euganeo, morì la prima vittima italiana. Non possiamo dimenticare Adriano Trevisan, 78 anni, pensionato ed ex-titolare di una impresa edile.
Il 18 marzo 2020: i camion trasportano i morti da Bergamo
E poi da lì, una escalation di paura, dolore e terrore. Il 18 marzo 2020 decine di camion dell’esercito trasportavano i morti di Bergamo verso i forni crematori di altre città del paese. Non c’era più posto nel cimitero cittadino. La Chiesa di Ognissanti all’interno del cimitero venne trasformata in una camera mortuaria. Tommaso Chessa, caporalmaggiore dell’esercito, ha guidato uno di quei camion: “Improvvisamente ti senti addosso una grande responsabilità, qualcosa che ti preme dentro. Ogni buca, ogni avvallamento sembra una mancanza di rispetto nei loro confronti”.
Vittime del Covid-19: un vuoto incolmabile
I nostri genitori, fratelli, nonni ci hanno lasciati. Li abbiamo immaginati spegnersi da soli, nelle terapie intensive, attacati alla speranza di poter resistere al maledetto virus. Chiusi nelle nostre case, abbiamo sofferto per non aver potuto dare loro l’ultimo abbraccio, l’ultima parola di conforto. Avremmo voluto sapere a cosa stessero pensando nell’ultimo momento, avremmo voluto dare loro un pò di sollievo col nostro affetto. Generazioni di guerrieri ci hanno abbandonati. In noi è rimasto solo un grande vuoto; abbiamo perso la parte migliore di noi stessi. Siamo alberi senza radici. Adesso sta ancora piovendo ma il miglior modo di onorarli è seguire il loro esempio: vivere con grande coraggio affinchè le nostre foglie rinvigoriscano e diano i loro frutti.