Gli integratori di vitamina D, in contrapposizione con quanto affermato finora, non apportano beneifici alla salute delle ossa, questo è il risultato dello studio effettuato riguardo la vitamina D pubblicato sul “The Lancet Diabetes & Endocrinology”.
La meta-analisi, effettuata dagli autori dello studio, è stata elaborata su una quantità considerevole di dati, riguardanti un campione pari a 81 sperimentazioni cliniche, riguardanti l’integrazione sia in basse dosi, sia in alte, ha messo in luce l’inesistenza di prove al fine di giustificare l’assunzione di integratori di vitamina D per la salute delle ossa.
Lo studio è stato condotto dagli esperti della vitamina D, Mark Bolland e Andrew Gray dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda e dal professor Alison Avenell della Aberdeen University.
Il ricercatore Mark Bolland ha spiegato che la svolta si è avuta nel 2014, dopo la revisione finale delle prove, “sono stati pubblicati oltre 30 studi randomizzati e controllati sulla vitamina D e sulla salute delle ossa, quasi raddoppiando la base di prove disponibili. La nostra meta-analisi rileva che la vitamina D non previene le fratture, le cadute o migliora la densità minerale ossea, a dosi elevate o basse.”
Questa scoperta modifica il panorama medico moderno, fortemente legato alla somministrazione della suddetta vitamina come integratore per la salute ossea.
“Le linee guida cliniche dovrebbero essere cambiate sulla base di questi risultati. Sulla base delle prove esistenti, riteniamo che ci sia poca giustificazione per ulteriori studi sugli integratori di vitamina D che esaminano gli esiti muscolo-scheletrici” continua Bolland.
Gli studi che sono stati condotti utilizzando un campione di persone per lo più anziane, ma ci sarebbe correlazione con la totalità degli individui.
“Penso che dovrebbero cambiare le linee guida. Non pensiamo che la popolazione debba assumere integratori di vitamina D, perché le prove non dimostrano che ha alcun beneficio nella protezione contro cadute e fratture o tutte le altre cose che la vitamina D dovrebbe proteggere” afferma il professor Alison Avenell