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Virus in Cina, paura mondiale: pericolo in agguato

A Wuhan, nell’Hubei, in data 24 dicembre 2019, ha avuto inizio la circolazione di un potente virus che ha gettato nel panico dapprima la popolazione cinese e poi quella mondiale. Tosse, febbre e difficoltà respiratorie sono i principali sintomi.

In breve tempo, dalla città di Wuhan, l’influenza ha raggiunto altre città cinesi, quali Pechino, Shangai e Shezen, per poi colpire gli abitanti di altri Paesi come il Giappone, la Thailandia e l’Australia.

Le vittime accertate sono circa 25, ma al momento si teme che la cifra possa salire (anche di parecchio), a causa dell’elevato numero di persone che attualmente hanno contratto il virus: circa 616.

Il social network cinese Weibo riporta ulteriori informazioni riguardo al contagio degli stessi operatori dell’ ospedale della città di Wuhan.

Sono circa 15 gli impiegati del settore sanitario che si sono ammalati, uno è in gravi condizioni.

L’organizzazione mondiale della sanità (Oms), che si dichiara pronta ad offrire il suo aiuto alla Cina, ha convocato il Comitato d’emergenza il 22 gennaio a Ginevra, al fine di comprendere se siamo di fronte a un’emergenza di saluta pubblica internazionale.

“Abbiamo bisogno di maggiori informazioni. La decisione se dichiarare o meno un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale è una decisione che prendo molto sul serio e che sono disposto a prendere dopo aver valutato tutte le prove disponibili. Una situazione complessa e in evoluzione”, ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore dell’Oms.

Le origini del virus sarebbero da ricercare in un batterio, appartenente alla stessa famiglia di microrganismi che hanno provocato le ondate di epidemie di Sars e Mers.

Il ricercatore Maga ha aggiunto che “i coronavirus nell’ospite umano hanno dimostrato un potenziale patogeno rilevante, con tassi di mortalità tra il 10 e il 30 per cento, considerando che l’influenza ha una mortalità inferiore all’1 per cento”.

Lo studioso ha condotto diverse ricerche, scoprendo che “i fattori coinvolti sono molteplici: cambiamenti climatici che modificano l’habitat dei vettori animali di questi virus, l’intrusione umana in un numero di ecosistemi vergini sempre maggiore, la sovrappopolazione, la frequenza e rapidità di spostamenti delle persone”.

Secondo altre indagini effettuate da alcune delle università più importanti della Cina, pipistreli e serpenti avrebbero trasmesso l’infezione agli uomini, specificamente i cobra e i krait cinesi.

Tale risultato corrisponderebbe alla congettura secondo la quale il coranovirus sarebbe stato covato nel regno animale.

“I coronavirus sono ospiti abituali di molti mammiferi, quali gatti, cani, suini, dromedari e pipistrelli. Ma anche di specie avicole domestiche come polli e tacchini”, ha commentato Giovanni Maga.