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Villa Rosebery a Posillipo: un gioiello del Neoclassicismo

Villa Rosebery a Posillipo è oggi la residenza estiva del Presidente della Repubblica, ma come nasce questo complesso?

La Villa è situata sulla collina di Posillipo, a Napoli, luogo di pace e tranquillità, come indica lo stesso termine greco Pausylipon che si può tradurre “respiro dagli affanni”.

La sua costruzione risale al 1801, per volontà di un alto ufficiale austriaco, il Conte Giuseppe De Thurn brigadiere della marina borbonica. Il conte acquistò vari terreni vicini e nella zona panoramica fece costruire la sua residenza privata con una cappella e un giardino, e lasciò il resto del terreno ad uso agricolo.

Nel 1820 il Conte De Thurn vendette l’edificio alla principessa di Gerace e al figlio don Agostino Serra di Terranova che lo trasformarono in una villa residenziale incaricando gli architetti gemelli Stefano e Luigi Gasse che intervennero sul casino del Belvedere, oggi Palazzina Borbonica, trasformandolo in una elegante residenza per i nuovi proprietari.

Nel decennio dal 1806 al 1816, con la momentanea destituzione dei Borbone dal Regno di Napoli ad opera delle truppe napoleoniche, la proprietà del conte Thurn venne confiscata dall’amministrazione francese; fu in seguito acquisita dal restaurato regime borbonico e quindi restituita nel 1817 al conte. Dopo aver ottenuto un indennizzo per i danni economici causati dal periodo della requisizione, nel 1820 Giuseppe Thurn decise di mettere in vendita la Villa, acquistata dalla principessa di Gerace e dal figlio don Agostino Serra di Terranova e che lo trasformarono in una villa residenziale.

Nel 1857, alla morte dei proprietari, la villa fu venduta a Luigi di Borbone, comandante della Marina napoletana. Questi completò la trasformazione dei terreni in parco alberato e fece costruire il molo.

Con l’avanzata garibaldina verso Napoli nel 1860 Luigi di Borbone vendette la villa e abbandonò la città e lo splendido complesso fu acquistato da un facoltoso uomo d’affari, Gustavo Delahante, che vi abitò per quasi 40 anni non apportando modifiche alla villa. Poi, nel 1897 l’ex primo ministro inglese, Lord Rosebery, arrivò in Italia e acquistò la villa che tenne fino al 1909: alla sua morte la villa andò in donò al governo inglese che la utilizzò come luogo di vacanza per gli ambasciatori inglesi in Italia.

Nel 1932, in virtù dei buoni rapporti tra le due monarchie la villa fu donata, da parte del Regno Unito, allo Stato italiano ed entrò nella disponibilità della famiglia reale per i soggiorni estivi. Nel 1934 un nuovo cambio di nome in “Villa Maria Pia” in onore della primogenita del principe ereditario Umberto. Dal giugno 1944 la villa ospitò Re Vittorio Emanuele III fino all’abdicazione e alla partenza per l’esilio in Egitto, il 9 maggio 1946.

Dal 1957 Villa Rosebery a Posillipo entra a far parte della dotazione della Presidenza della Repubblica che ha provveduto ai restauri conservativi dei luoghi.

Il percorso di visita si snoda attraverso il parco, che unisce le caratteristiche della flora mediterranea alla naturalezza di un giardino inglese e dove si possono ammirare anche un tempietto neoclassico e scorci suggestivi. Si può visitare la Palazzina Borbonica, all’interno della quale sono esposti documenti ed immagini storiche. Proseguendo attraverso il parco si giunge fino alla Darsena per concludere con la visita della Grande Foresteria.

I ricchi pini secolari, i cipressi grandissimi, i palmizi di vario tipo e la vista sul mare sono dettagli che fanno di questo luogo uno dei posti più belli di Napoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.