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Venezuela, Guaidó si proclama presidente

Dopo il giuramento, lo scorso 10 gennaio, col quale Nicolás Maduro si era insediato per la seconda volta alla presidenza facendo leva sul risultato elettorale di maggio 2018 (risultato mai riconosciuto dall’opposizione e da vari altri Paesi), il leader dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidó, si è autoproclamato presidente “pro tempore” del Venezuela.

Il capo dell’opposizione, dichiarato “illegittimo” dal Tribunale supremo controllato dal regime, ha sfidato ufficialmente Maduro davanti ai suoi sostenitori riuniti in Plaza Venezuela, nel cuore di Caracas.

Immediato il riconoscimento ufficiale del nuovo presidente venezuelano da parte della Casa Bianca: “Nicolás Maduro e il suo regime sono illegittimi – afferma Donald Trump – e il popolo del Venezuela ha fatto sentire con coraggio la sua voce chiedendo libertà e rispetto della legge”. Gli Usa invitano tutte le capitali occidentali a seguire la stessa linea.

Per tale ragione, il leader chavista ha dichiarato interrotti i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti ed ha concesso ai diplomatici americani 72 ore di tempo per lasciare la nazione: “Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, soltanto la gente ci può portare via”, ha aggiunto Maduro, che all’esercito chiede compattezza. Appoggiato, inoltre, dal ministro della Difesa venezuelano, generale Vladimir Padrino Lopez, il quale in un tweet ha annunciato che le Forze Armate “non accettano un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge”.

Il Canada di Justin Tudeau ha subito annunciato il suo sostegno a  Guaidó, seguito da gran parte dei Paesi sudamericani, tranne il Messico e la Bolivia.

In tutto il Venezuela cresce la tensione: tra martedì e mercoledì ci sono stati 14 morti durante gli scontri tra i manifestanti e la polizia, come riferisce l’ong Observatorio Venezolano de Conflictos Sociales y de Provea su Twitter. Da lunedì scorso sono stati 218 i manifestanti arrestati, secondo quanto riporta El Mundo. Per la giornata di oggi si prevedono nuove proteste, durante le quali il numero dei morti potrebbe salire ulteriormente.

“Resteremo qui finché il Venezuela non sarà liberato”, ha promesso Guaidó dopo il giuramento, chiedendo all’esercito di Maduro e di ristabilire i dettami della Costituzione. “Gli occhi del mondo sono tutti puntati su di noi”, ha continuato il giovane neopresidente, che sicuramente da oggi avrà molto da temere per la sua incolumità, se si considera la sorte toccata ai precedenti oppositori del regime, arrestati, esiliati e addirittura – secondo le associazioni per i diritti umani – torturati.

Dalla sede dell’Onu a New York, l’appello a fermare ogni violenza.