Una pavimentazione in opus spicatum di epoca romana è stata portata alla luce a Napoli. La città non smette mai di stupirci regalandoci sempre nuovi tesori.
I lavori iniziati nel centro storico di Napoli hanno fatto emergere questo particolare tipo di pavimentazione. Tale scoperta è avvenuta nel quartiere San Lorenzo nei pressi di vico San Nicola a Nilo. Sotto il basolato in pietra vesuviana, infatti, è riemerso un pavimento in opera spicata rimasto nascosto per molti secoli.
Si tratta, di una tecnica di costruzione usata dagli antichi romani allo scopo di lastricare le strade con l’ausilio di mattoni di forma rettangolare che venivano disposti a spina di pesce. Questa modalità di disposizione delle pietre che prevedeva un’inclinazione di circa 45° risultava essere molto agevole e permetteva una maggiore stabilità della struttura che resisteva meglio anche alle eventuali scosse sismiche. In altre epoche, questa disposizione andò ad assumere invece, solo uno scopo di tipo decorativo. Negli ultimi anni si è avuta la riscoperta di tale decorazione utilizzata in particolar modo per le strade e soprattutto nei centri storici delle città.
Vitruvio, nel libro VII del De Architectura, enunciando le corrette regole per la buona esecuzione dei pavimenti, cita esplicitamente l’opus spicatum, realizzato con mattoni di laterizio. Famosi sono gli esempi di pavimentazione a spina di pesce rinvenuti a Roma, nella Villa Adriana a Tivoli, a Ostia e in molte altre città anche fuori dall’agro romano. Un unicum nel mondo romano è rappresentato infine, dal Foro di Scolacium in Calabria dove una grande area pubblica, pavimentata con elementi laterizi quadrati è stata scavata recentemente e resa disponibile ai visitatori all’interno di un parco archeologico.
Il ritrovamento è avvenuto a pochi passi dal Largo Corpo di Napoli dove è collocata anche la celebre statua del dio Nilo. All’epoca cui risale la pavimentazione, la zona era abitata da una colonia di mercanti egiziani originari di Alessandria d’Egitto.
Napoli e in generale la Campania nascondono tesori senza tempo e la Regione potrebbe davvero vivere solo di turismo se ci fosse una maggiore cura delle bellezze, che abbiamo la fortuna di possedere.