“Una maschera tra gli specchi” è il titolo del volume curato da Franco Carmelo Greco, professore universitario della Federico II, fino a qualche decennio fa. L’obiettivo delle sue ricerche è quello di raccontare la problematicità della maschera più famosa della cultura partenopea.
Il libro rappresenta, infatti, un’escursione attraverso quattro secoli d’immaginario collettivo: drammaturgico e teatrale, mimico pantomimico coreutico e musicale, artistico e letterario, colto e popolare, religioso e profano. Un itinerario tra mito e storia, alla scoperta delle particolarità di una maschera complessa come quella di Pulcinella, permettendo che emergano tutte le contraddizioni che la caratterizzano; evidenziando i lati più miseri e meschini, ma – allo stesso tempo – facendo sì che questi non oscurino la nobiltà e la sacralità del costume.
Viene rivelata la sua funzione antropologica e mitopoietica, in quanto la figura rappresenta un vuoto contenitore che consente l’identificazione di diversi gruppi sociali e culture (con conseguente varietà nelle arti e nei linguaggi), in luoghi e tempi differenti, dando loro la possibilità di specchiarsi. Dunque il personaggio diventa, in un certo senso, testimone e artefice di storia e ricostruisce il suo legame con il reale, trasformandosi in un vuoto d’identità che possa offrire a tutti la possibilità di riappropriarsi del “proprio” Pulcinella, come rivelatore di bisogni.
Il volume presenta una divisione in 9 capitoli, i cui titoli sono: “I limiti della scena“, “Un profilo antropologico“, “Il gesto inanimato“, “Una maschera per i comici“, “Il riflesso della ragione“, “Uno scenario europeo“, “Un tempo musicale“, “Una immagine ottocentesca” e “Le forme del Novecento“. Basilare, per la piena comprensione di “Una maschera tra gli specchi”, è fare riferimento a un evento particolare, che ne ha scaturito la creazione. La sistemazione di una targa dedicata a Polichinelle e a Pulcinella, suo cugino napoletano, nel giardino dell’Istituto culturale francese “Grenoble” di via Crispi, nella città di Napoli, ad opera del Direttore dell’epoca, Jean Digne e per ispirazione di Alain Le Bon. Questa collocazione ha fatto sì che si creasse un punto d’incontro tra diversi docenti e collaboratori, dando inizio all’ideazione di un progetto a lungo termine.
Lo scopo principale era la riappropriazione collettiva di una nuova visione della maschera, sottolineandone inediti aspetti, dal punto di vista artistico e storico. Viene, dunque, promossa una differente conoscenza e sono stabilite più tappe di un percorso progressivo. Attraverso una nuova forma di comunicazione e focalizzandosi su questa ottica innovativa, viene – dunque – utilizzato un rivoluzionario modo di vedere la città di Napoli, la quale viene posta anche in un rapporto diverso con le civiltà di altri paesi.