Il 9 Dicembre è la giornata mondiale per la commemorazione e la dignità delle vittime di genocidio, e della prevenzione di questo crimine.
“In questo giorno ricordiamo e rendiamo omaggio alle vittime del terribile crimine di genocidio. Riflettiamo, inoltre, su cosa possiamo fare di più per assumerci le responsabilità previste dalla Convenzione sul genocidio.
Troppo spesso il mondo ha deluso le popolazioni minacciate da genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e pulizia etnica. Gli esempi sono molti, e noi li conosciamo bene, ma rimangono un flagello, ancora oggi, causando grandi sofferenze. E l’impatto devastante sulle vittime, sulle comunità e sulla società nel suo complesso può richiedere generazioni per essere superato e guarito.
Agire rapidamente ai primi segnali di allarme e investire nella prevenzione primaria può salvare vite umane e prevenire i tentativi di distruggere, in tutto o in parte, i gruppi vulnerabili. Quando vediamo persone che si trovano ad affrontare discriminazioni sistematiche o che diventano bersagli di violenza semplicemente per la loro identità, dobbiamo agire, sia per difendere coloro che sono a rischio immediato sia coloro che potrebbero essere in pericolo in futuro. Promuovendo una cultura di pace e di non violenza che includa il rispetto per la diversità e la non discriminazione, possiamo costruire società resistenti al rischio di genocidio.
L’imperativo di prevenire il genocidio non è solo morale; è un obbligo giuridico sancito dall’articolo I della Convenzione. Infatti, l’obbligo primario di prevenire il genocidio spetta agli Stati. Mi congratulo con Turkmenistan, Dominica e Mauritius per aver risposto al mio appello dello scorso anno per la ratifica universale della Convenzione sul genocidio. Esorto i 42 Stati che devono ancora ratificare la Convenzione a farlo in via prioritaria.
La società civile, i leader religiosi, i media e gli insegnanti svolgono un ruolo importante. Quest’anno ho lanciato due iniziative, la Strategia e il Piano d’azione ONU sui discorsi d’odio e il Piano d’azione per la protezione dei siti religiosi, che mirano a stimolare il nostro lavoro e a incoraggiare i contributi di questi partner, lavorando di pari passo con gli Stati.
Investire nella prevenzione è oggi particolarmente urgente. In tutto il mondo assistiamo a un’impennata allarmante di xenofobia, razzismo, antisemitismo, odio e attacchi contro i cristiani, spesso alimentati da ideologie nazionaliste e populiste. In questo giorno è importante riconoscere che l’Olocausto non è iniziato con le camere a gas, né i genocidi in Ruanda, Srebrenica o Cambogia sono iniziati con uccisioni di massa. Sono stati tutti preceduti da discriminazioni, discorsi di odio, incitamento alla violenza e disumanizzazione dell’”altro”.
Rendiamo omaggio alle vittime di questo vergognoso crimine ricordando la loro sofferenza e impegnandoci nuovamente per l’uguaglianza e la prevenzione, non solo nelle nostre parole ma anche nelle nostre azioni.” – queste le parole pronunciate da Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite.
La giornata mondiale rappresenta un impegno che la comunità prende per far sì che ciò non si verifichi più; ciò viene messo anche per iscritto poiché gli Stati membri si impegnano in un accordo per prevenire e punire questi crimini.
Gli Stati che ne fanno parte sono 152, fanno parte della Convenzione stabilita nel 1948.
Cosa si intende per Genocidio?
In questo contesto viene definita anche la parola in questione. L’articolo 2 della Convenzione stabilisce che può considerarsi genocidio:
“Qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etico, razziale o religioso, tra cui:
- uccidere membri del gruppo stesso;
- causare gravi lesioni mentali o fisiche ai membri del gruppo
- sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica totale o parziale
- imporre misure volte ad impedire le nascite all’interno del gruppo
- trasferire forzatamente i bambini da un gruppo ad un altro.”
Nell’Assemblea ,che ha stabilito il 9 dicembre come Giornata Internazionale di commemorazione e dignità delle vittime di genocidio e della prevenzione di questo crimine, è stata adottata una soluzione senza voto nella quale è stata ribadita la responsabilità di ciascuno stato membro di proteggere la propria popolazione dal genocidio e di prevenire il reato e l’istigazione allo stesso.
Inoltre si è stabilito che, qualora uno Stato avesse bisogno di assistenza per rispettare detto impegno, la comunità internazionale deve scendere in campo per prestare tutto l’aiuto possibile. Lo stesso vale qualora uno Stato fallisca di proteggere le loro popolazioni da questi crimini.
L’arma più potente che si può utilizzare per evitare questo tipo di crimine è la conoscenza: è necessario conoscere tutti i fattori che portino a una disparità e di conseguenza ai crimini di genocidio, così da cercare di contrastarli.