Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, che recentemente ha iniziato a condurre il nuovo programma prodotto da Rai 3 ‘Sapiens – Un solo pianeta’, durante il primo Digital Festival sulla biodiversità, ha esplicitato la sua preoccupazione per una società che, a causa dell’emergenza Covid-19, sta ritornando ad un consume elevato della plastica: “ Il mio timore è che, risolta la crisi sanitaria, come ci auguriamo succeda prima possibile, ripartiremo esattamente dal punto in cui eravamo rimasti. Ci ritroveremo come, e forse peggio di prima: i segnali ci sono già, pensiamo alla grande quantità di plastica che si genera fra mascherine e guanti. Sistemi di sicurezza che andrebbero confezionati in materiali biodegradabili, idrosolubili, e conferiti in appositi contenitori, non gettati alla rinfusa ovunque, come sta avvenendo. Pensare che eravamo quasi arrivati a eliminare le plastiche monouso. Adesso, con l’emergenza sanitaria, l’allarme plastica è tornato: la paura della crisi economica ci porterà a produrre peggio di prima, utilizzando nuovamente il carbone e altre risorse inquinanti che stavamo faticosamente cercando di lasciarci alle spalle. Un nuovo modello di sviluppo è possibile, ma dovrebbe fondarsi su un’armonica coesistenza con la ricchezza della vita, invece finiremo per imboccare la strada di prima. Forse, addirittura, una direzione peggiore.”
Durante il Digital Festivale che fino al 5 giugno darà voce a scienziati, esperti e “ambasciatori” di sostenibilità come lo stesso Tozzi ma anche Andrea Segrè, Luca Mercalli, Eliana Liotta, Elisabetta Moro, Paolo Fontana, Duccio Caccioni, Salvatore Ceccarelli e molti altri ancora, Tozzi con il suo intervento dal titolo ‘Sapiens: un nuovo modello di sviluppo’, ha continuato la sua kermesse sull’eccessivo utilizzo plastiche monouso e disinfettanti e come questi potrebbe evolversi: “È urgente con la pandemia che i Paesi si dotino di un piano sistematico di smaltimento dei dispositivi sanitari, in particolare quelli in plastica. Il conferimento dovrebbe essere predisposto in contenuti speciali, come quelli predisposti negli ospedali per le mascherine chirurgiche, ma ancora non esistono per i cittadini, e tutti si arrangiano come possono. Personalmente cerco di riutilizzare la mia mascherina finché è possibile, e prima di gettarla la ripongo in attesa che esaurisca la sua eventuale carica virale. La verità è che dovremmo produrre questi dispositivi con materiali completamente riciclabili e poi igienizzarli, prima di buttarli definitivamente. Si pone poi la questione ‘chimica’ legata ai prodotti igienizzanti: non abbiamo ancora dati scientifici rispetto all’inquinamento ambientale, il cloro resta l’aspetto più preoccupante: in misura modesta per l’ambiente e in termini da verificare per la salute delle persone. In parte evapora, infatti, e in parte rimane depositato sulla pelle. La biodiversità è la ricchezza della vita: se pensiamo che i sapiens possano bastare a se stessi, abbiamo fatto un errore tragico di prospettiva. In questo tempo di pandemia, trattare il tema è fondamentale: eliminare la biodiversità, deforestare, aggravare il consumo del suolo, eccedere nelle monoculture intensive finisce per depredare porzioni di territorio naturale in favore delle espansioni urbane, degli allevamenti e delle colture intensive. Con conseguenze rilevanti. Le ultime otto, nove pandemie hanno tutte origine nelle scellerate attività umane che generano distruzione ambientale. È necessario pensare a un nuovo modello di sviluppo. I cieli sono diventati più puliti dopo un solo mese di lockdown sia in Cina che nella pianura padana, ovvero a due latitudini fra le più inquinate del mondo. Questo dimostra che il problema era proprio l’eccessiva prepotenza dei sapiens. Il modello di sviluppo alternativo esiste, è accanto a noi. L’errore è pensare di doverlo barattare con un’economia prosperosa. Ma non esiste economia, senza una biosfera sana. Non esiste ricchezza dell’economia, non esiste capitale economico se non c’è un capitale naturale adeguatamente conservato. Questo i sapiens sembrano non volerlo capirlo.”