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Totò: 123 anni fa nasceva il principe della risata

Auguri all’immenso Totò! Ci ha lasciato sicuramente un patrimonio artistico inestimabile, il principe della risata: Antonio De Curtis detto “Totò”.

A 123 anni dalla sua nascita ci sembra surreale pensarlo così lontano, perché ci è più vicino che mai attraverso le sue meravigliose citazioni, eterne riflessioni, film unici ed irripetibili, storia, vita ecc… Un tesoro davvero unico, un’icona della comicità.

Gli aggettivi e le considerazioni per il principe della risata si sprecano completamente, ed è impossibile spiegare in poche parole la preziosa eredità che ha lasciato nel mondo dell’arte, del costume, del linguaggio, e della cultura.

Antonio De Curtis, il cui nome completo ed esatto era Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno di Bisanzio De Curtis Gagliardi, in arte Totò, nacque nel cuore di Napoli precisamente nel rione Sanità dalla relazione clandestina tra Anna Clemente e il marchese Giuseppe De Curtis. Un amore tormentato e intenso.

Già da giovanissimo palesò la sua grande attitudine alla recitazione, molteplici le sue fonti di ispirazioni. Verso la metà degli anni Venti si avvicina al Varieté, sfoggiando il suo innato talento, esaltato dal suo profilo asimmetrico che si era ritrovato in seguito a un pugno ricevuto durante gli anni del suo collegio.

Profilo divenuto poi il suo punto di forza, potenziale accompagnato da un senso dell’umorismo innato. Con l’avanspettacolo e la Rivista degli anni Trenta raggiunse l’apice della sua popolarità diventando una celebrità e aprendosi la strada verso il cinema. I suoi detti magnifici,  le sue citazioni, ci accompagnano ancora oggi nella vita quotidiana, arricchendo e avvalorando la sua importanza iconica.

Interprete di circa 97 film, conquistando un primato (tuttora imbattuto) di oltre 270 milioni di spettatori. Una storia cinematurga inaugurata dall’esordio di “Fermo con le mani!” (1937), passata attraverso capolavori di comicità, quali Totò, Peppino e la… malafemmina (1956) e “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” (1960), e conclusa dal filone drammatico, cui appartiene il pasoliniano Uccellacci e uccellini (1966).

Morì poi a circa 70 anni a Roma, il 15 aprile 1967, stroncato da una serie improvvisa di tre infarti uno dietro l’altro. Un’enorme folla accolse il feretro a Napoli in occasione dei funerali. Lo ricordiamo con amore incommensurabile il principe eterno Totò.