Nonostante il paese stia cercando di ripartire gradualmente, il mondo dello spettacolo brancola ancora nel buio. Sono ormai 100 giorni (esclusa la primavera scorsa) che i teatri sono chiusi e all’orizzonte non si intravede un piano per cercare di risollevare questo settore, messo in ginocchio dalla pandemia.
La questione è stata posta in primo piano dagli addetti ai lavori, che non ce la fanno più a navigare in questo stato di incertezza. Così infatti si è sfogata la regista Emma Dante: “Adesso basta, non può essere tutto così vago. Pretendiamo una data in cui ripartire. I direttori dei teatri devono fare la rivoluzione. Nelle città ormai è tutto aperto ed i teatri non possono essere gli unici luoghi chiusi. La cultura? È un bene necessario, almeno quanto i maglioncini sugli scaffali di Zara”.
Ciò che più fa rabbia è il fatto che la cultura ed in particolare il mondo del teatro, venga relegato all’ultimo posto, come se non meritasse alcuna considerazione. Ecco l’invito di Dante ad una protesta civile e massiccia da parte di chi di dovere, in modo da far assumere rilevanza ad un tema che al momento, fatti alla mano, non ne ha.
Chi invece non lavora direttamente in questo ambito, assume un atteggiamento più distaccato, o meglio più popolare. A tal proposito, l’attore romano Alessandro Gassman spiega il suo punto di vista: “Ritengo che in una situazione così drammatica si debbano ascoltare medici e scienziati. Credo che sia la cosa più giusta da fare, chiedendo però maggiori aiuti economici a chi purtroppo è rimasto senza lavoro”.
Sicuramente la situazione non è di facile gestione. Magari riaprire in totale sicurezza, dimezzando la capacità totale del teatro e con il giusto distanziamento, potrebbe essere una soluzione da valutare da chi di competenza. Dopotutto, il mondo del teatro e dello spettacolo merita rispetto e considerazione. Come tutti del resto.