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Tarantella e Tammurriata: due balli popolari a confronto

Due balli che affondano le radici nella tradizione campana, precisamente nelle realtà contadine delle terre vesuviane. Parliamo della più famosa “tarantella” e della più etnica “tammurriata”.

La Tarantella Napoletana

La tarantella napoletana nasce nel 1700, è una danza popolare che racchiude una carica erotica, grazie al movimento fluido dei corpi. Accompagnata dal suono di nacchere e tamburelli, le coppie di ballerini aprono le danze. Si pensi che la tarantella abbia diversi significati e origini.

Uno può essere quello del rito di accoppiamento, dato che è ballata da coppie di innamorati e il movimento dei corpi ricorda vagamente un momento intimo; sempre collegata a questo argomento, si pensa che derivi da una danza orgiastica in onore di Dioniso (Bacco nella mitologia romana) durante i mesi di marzo-aprile, favorevole alla navigazione e quindi l’occasione giusta per mostrare ai turisti dell’antica Grecia la potenza militare delle città.

In pieno periodo della Controriforma, la chiesa non vede di buon occhio danze del genere, che si presentano come riti magici religiosi contro il maligno;  quindi declassa queste danze troppo erotiche a rituali profani. Nasce un altro significato legato a questa danza.

La tarantella viene considerata un rito curativo contro i morsi della tarantola. La leggenda dice che, la persona colpita dal morso della tarantola, nell’atto di danzare comincia a sudare e questo sarà il motivo grazie al quale si leverà il veleno dal corpo. 

Oggi la tarantella continua ad essere una danza popolare di grande rilievo, in onore di feste come quella di Piedigrotta o Madonna dell’Arco, ma non solo queste. Ogni festa legata a una tradizione della città è l’occasione adatta per unirsi, ballare, suonare e divertirsi.

I componenti di un gruppo si organizzano con strumenti musicali antichi, come questi:

“U Tammurriello” 

” U Triccabballacche”

” U Putipù” 

” U Scetavavaiasse” 

La  Tammurriata

Questa danza nasce nella realtà bucolica di Somma Vesuviana, nella metà del 1600 circa.

Circa mille anni fa, il popolo di Somma Vesuviana fu benedetto dal ritrovamento di una scultura che era sopravvissuta all’eruzione del Vesuvio, nel 1631.  La scultura sopravvissuta non era altro che la testa della Vergine Maria, e dopo varie vicissitudini per essere completata di un corpo, ed essere posta nella chiesetta sulla montagna di Somma, i contadini, che erano soliti riunirsi in festa per celebrare il risveglio della natura dal lungo inverno (sperando che quest’ultima potesse donare un abbondante raccolto), associarono questo evento all’adorazione della Madonna sulla montagna.

Da questa storia nasce la festa della “Madonna di Castello“, che si celebra ogni anno nella cittadina all’inizio di Maggio. Viene chiamata anche “Mamma Schiavona“, poiché il suo aspetto ricorda quella di una mamma coltivatrice, una tipica madre di famiglia contadina.

Balli e canzoni vengono celebrate in suo onore da gruppi organizzati, le cosiddette ” Paranze“, che ogni anno all’alba partono dalle loro abitazioni e formano un vero e proprio pellegrinaggio fino al luogo in cui si trova la statua.

Questa antichissima tradizione viene fatta conoscere ogni anno da un gruppo sommese:  Zì Riccardo e le Donne della Tammorra.

Il gruppo, che oggi conta circa 30 elementi, negli anni si è fatto promotore  della tradizione sommese: nel 1986 ha partecipato ai festeggiamenti per il centenario della Statua della Libertà a New York;  ha partecipato anche al festival principale dell’Unità di Prato; Festival mediterraneo di Bisceglie; due edizioni del Festival Negro di Pertosa; quattro edizioni della Notte Bianca a Napoli; due edizioni della Notte d’Arte a Napoli; STIMMEN 2008 ( Basilea, Svizzera); tutte le edizioni della Notte della Tammorra a Napoli; “ La Settembrata” sull’isola si Capri; Edizione Musicale Etnica Popolare a San Marco in Lamis; “ L’ultima notte di Ercolano” di De Crescenzo e Pino Daniele; il film di Antonella De Lilla ” il resto niente”; tutte le edizioni dell’Umbra Forest Folk- Gargano; Festival Polyphoniques– Calvi (COrsica), Forum Universale delle Culture- Napoli e tantissime altre feste in Campania. 

Lo strumento principale della Tammurriata è la Tammorra. Lo strumento scandisce i tempi sia del canto che del ballo da eseguire. Si tratta si uno strumento a percussione, composto da un cerchio in legno, una pelle di animale e cembali.

Ogni “ paranza” decora la sua “tammorra”  con tratti caratteristici propri, quella del gruppo di Zì Riccardo è di colore rosso, bianco e giallo, che provvedono a fabbricare loro stessi.

Tutt’oggi il gruppo costituisce un’associazione culturale molto importante per il territorio, intento a non far dimenticare le tradizioni di Somma Vesuviana ai più giovani.