Oggi ricorre il ventesimo anniversario dalla strage di Nassiriya. Il 12 novembre 2003, circa cinquanta persone, di cui venticinque italiani, persero la vita nei pressi della cittadina irachena di Nasiriya.
Quel terribile giorno, alle 10.40 ora locale, un’autocisterna riuscì ad entrare nella base Maestrale, presidiata dalle forze dell’ordine italiane. I due uomini nell’autocisterna fecero esplodere una bomba. L’esito fu terribile. Il deposito, pieno di munizioni, saltò in aria. Il carabiniere Andrea Filippa, di guardia all’ingresso principale, riuscì a sparare agli attentatori evitando così conseguenze ancora più gravi.
La fotoreporter di guerra Anya Niedringhaus offrì la sua testimonianza grazie ad uno scatto davvero toccante che le fece vincere anche il Premio Pulitzer nel 2005. Nella foto si vede un soldato che si aggiusta l’elmetto. Alle sue spalle notiamo la base Maestrale completamente sventrata. Neanche la fotoreporter ebbe vita lunga. Alcuni talebani la uccisero in Afghanistan nel 2014.
I nomi degli eroi italiani della strage di Nassiriya restano indelebili nelle nostre menti. Non possiamo fare altro che ricordarli: Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi, Alfonso Trincone, Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro e Pietro Petrucci. Inoltre non possimo citare gli unici due civili: il cooperante internazionale Marco Beci ed il regista Stefano Rolla.
Marco, figlio del brigadiere Domenico Intravaia, ricorda così il terribile evento:“A volte, quando lo sconforto prende il sopravvento, mi chiedo il perché di quanto accaduto e perché proprio a me. Ma poi penso a mio padre e a tutti gli altri caduti all’estero nella lotta al terrorismo e so che rifarebbero le stesse scelte, perché soltanto facendo bene il proprio dovere e servendo con fedeltà lo Stato, potremo donare un mondo e una società migliori ai nostri figli. I caduti a Nassiriya, così come tutti coloro che hanno immolato la vita alla Patria, possono essere definiti eroi. Eroi di oggi. Eroi che sono padri, figli e mariti con le loro fragilità e paure, ma che non si lasciano mai sopraffare da esse, onorando, quotidianamente, il giuramento prestato alla Repubblica”.
Dopo l’attentato i corpi degli eroi tornarono in patria. Nel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano venne allestita la camera ardente. Furono moltissimi i cittadini che vi si recarono per rendere omaggio ai coraggiosi eroi caduti in Iraq. Il 18 novembre 2003 nella basilica romana di San Paolo fuori le mura si svolsero i funerali di stato, officiati dal cardinale Ruini. Nel 2009 fu stabilito che il 12 novembre, giorno dell’attentato, sarebbe stata anche la Giornata del ricordo dei caduti civili e militari nelle missioni per la pace.