Stop bonus edilizi, ora è ufficiale. Tante le difficoltà per le imprese presenti sul territorio nazionale.
La stretta del governo, anche in Campania investimenti e tantissimi posti di lavoro a rischio.
L’impatto del provvedimento dell’attuale esecutivo rischia di avere delle ripercussioni molto gravi, anche a Napoli, dove si scaldano gli animi.
Da qualche ora il Decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e prevede come è stato ampiamente detto: l’impossibilità di cedere i crediti, ma anche lo stop dello sconto in fattura e l’impossibilità per le pubbliche amministrazioni di acquisire i cosiddetti “crediti incagliati”.
Lo stop bonus edilizio riguarda chi deve ancora presentare eventuali progetti.
Il Decreto, firmato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prevede:
- Tutti gli interventi di riqualificazione energetica e di ristrutturazione di primo livello per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo pari o superiore ai 200 mila euro;
- interventi di riduzione del rischio sismico sulle parti comuni dei condomini o nei comuni a rischio sismico 1, 2 e 3, che fanno riferimento alla demolizione e la ricostruzione integrale;
- Infine, è vietato alle pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento.
Ricordiamo che il governo ha bloccato sia lo sconto in fattura che la cessione del credito. E non soltanto per il superbonus, ma anche per gli altri bonus fiscali come l’ecobonus, il bonus ristrutturazioni, il bonus facciate, il sismabonus, il bonus per la rimozione delle barriere architettoniche.
Un impatto economico di notevole entità e che blocca un comparto intero. Ricordiamo che in Italia ci sono 90mila cantieri in attesa di ripartire, 25mila imprese in sofferenza, 15 miliardi di euro in sospeso con molti enti locali che provavano ad acquisire almeno una parte delle somme incagliate.
Le associazioni di settore parlano di uno “scossone” vero e proprio, che ha acceso la polemica politica, scatenando la reazione di sindacati e professionisti. Contrari anche i commercialisti, in riferimento a tutte quelle società che hanno investito e che non ottengono il “ritorno”, né nella cessione dei crediti, né con lo sconto in fattura.