Dal 16 al 24 novembre si celebra la settimana europea per la riduzione dei rifiuti e per l’occasione Too Good To Go scatta una fotografia sulle abitudini degli italiani riguardo gli sprechi alimentari.
Secondo quanto emerge dall’indagine gli italiani dichiarano di conoscere bene la distinzione tra “da consumare entro” e “da consumarsi preferibilmente entro” peccato che quando si deve passare dalla teoria alla pratica non è sempre così.
Tra gli italiani intervistati un 30% ammette di buttare il cibo andato oltre il termine minimo di conservazione (cioè il “da consumarsi preferibilmente entro”).
Secondo dati Eurostat, il 54% dello spreco alimentare complessivo in Europa si genera all’interno delle nostre case. Il 10% di questo è dovuto a un’errata comprensione delle date di scadenza sulle etichette dei prodotti alimentari.
Per questo motivo il consumatore deve prestare attenzione e capire quali sono le principali differenze tra le due etichette esistenti.
Come leggere e interpretare le etichette dei prodotti
La data di scadenza “da consumare entro” serve a garantire la sicurezza alimentare, spiegano gli esperti, motivo per il quale oltre la data indicata il prodotto non dovrebbe più essere consumato.
Mentre la dicitura “da consumare preferibilmente entro” riguarda invece il termine minimo di conservazione degli alimenti, dunque si riferisce alla data di miglior qualità del prodotto. In questo caso i cibi, se conservati correttamente, possono essere consumati anche dopo tale data, basterà affidarsi ai propri sensi per evitare un inutile spreco di cibo e anche di soldi.
Gli sprechi alimentari in Italia: un quadro della situazione
Stando al quadro emerso dall’indagine condotta da Too Good To Go, sebbene l’81% dei consumatori italiani si dichiari consapevole del significato della dicitura in etichetta “da consumarsi preferibilmente entro”, quasi un terzo (30%) ammette di buttare spesso o sempre il cibo una volta superata tale data.
Tra i più “spreconi” gli appartenenti alla Generazione Z (42%) mentre i Millennials (21%) sembrano essere i più attenti. Sono proprio i Millennials i più inclini a utilizzare i propri sensi come strumento principale per valutare lo stato dei prodotti (67%) a differenza invece della maggior parte degli italiani (65%) che si affida principalmente alle etichette e che dichiara di non fidarsi completamente del proprio buon senso quando si tratta di cibo (52%).
“Osserva, annusa, assaggia”: l’etichetta consapevole di Too good to go
Too good to go ha lanciato nel 2021 l’iniziativa “Etichetta consapevole” in collaborazione con alcune delle principali aziende di beni di consumo del mondo. In questa si invitano le persone a utilizzare i propri sensi e a osservare, annusare e assaggiare un prodotto che ha superato la data “da consumarsi preferibilmente entro” per valutarne lo stato e evitare gli sprechi alimentari.
In Italia attualmente l’etichetta “Osserva, annusa, assaggia” conta 47 brand aderenti al progetto ed è presente su oltre 300 referenze. Questa viene stampata annualmente su oltre 390 milioni di confezioni.
Secondo l’indagine di Too good to go, più di un terzo degli intervistati (36%) dichiara di aver visto l’etichetta, ma risulta essere stata notata in particolare anche in questo caso dai Millennials (58%).
“Oggi l’Etichetta Consapevole di Too Good To Go è presente in 15 Paesi, vanta 532 partner attivi in tutto il mondo, ed è stampata su 6 miliardi di prodotti ogni anno” – spiega Mirco Cerisola, country director di Too good to go Italia – “Siamo orgogliosi di lavorare con così tante aziende e di riuscire a generare un così grande impatto in modo allargato, guidando i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta”.