Riparte la scuola e sono tanti gli Istituti scolastici che hanno adottato il modello DADA.
L’acronimo sta per Didattica per Ambienti di Apprendimento, ma in cosa consiste?
Dimenticate la classe come ambiente unico ad esclusivo utilizzo di un gruppo di alunni e immaginate la scuola così come la vediamo nelle serie americane, con tanto di alunni che girano per la scuola per raggiungere la propria aula o il laboratorio dove si terrà la prossima lezione.
Eh si, parliamo di vere aule tematiche dove gli insegnanti potranno dar vita a lezioni convenzionali o applicando metodi didattici alternativi?
Modello DADA: Criticità e punti di forza
Lo scopo della Didattica per Ambienti di Apprendimento è sicuramente quel di dare agli alunni strumenti per la didattica alternativi e aumentare la propria autonomia.
Non restare infatti ancorati alla propria aula, a volte vista come un ambiente protettivo e di super confort, da allo studente la possibilità di crescere. Un discorso che vale anche dal punto di vista della gestione del proprio spazio e dei materiali, nonché degli orari.
Un’idea senza dubbio innovativa e dai grandi risvolti positivi, ma viene da chiedersi: la scuola italiana è veramente pronta per la Dada?
Tra istituti vecchi e talvolta fatiscenti, con barriere architettoniche a volte superate solo su carta e un personale ata ridotto all’osso siamo veramente pronto ad alunni che circolano da una classe all’altra?
Senza contare il problema di un corpo docenti in alcuni casi formato da persone che si sono adattate alla digitalizzazione della scuola non con poche difficoltà.
In alcune scuole il conce di laboratorio è affidato a pochi strumenti in attesa del materiale didattico richiesto ai fondi del Pnrr.
Tanti gli interrogativi sia degli studenti che degli stessi insegnanti che quest’anno partiranno con questo nuovo modello didattico, di certo c’è solo il suono della campanella e il desiderio di dare il massimo a questi ragazzi che saranno i dirigenti del domani.