L’anno venturo è ormai giunto, una boccata di speranza è stata respirata un po’ da tutti. Lo si aspettava con ansia questo 2021, la bramosia di dimenticare la precedente annata era profonda. Con l’avvento del nuovo anno, la ripresa della scuola pare essere più vicina, quasi dietro l’angolo in effetti. Certamente essa non avrà più le medesime caratteristiche di una volta, e neppure le modalità sono le stesse. Ma seppur con un aspetto differente, il sette gennaio si potrà approdare sul pianeta “scuola“, paradossalmente con il grande piacere degli studenti.
In questi ultimi mesi, cupi e tetri, la didattica in presenza sembrava un miraggio. Attualmente, invece, le prefetture hanno impiegato i documenti inerenti le decisioni del collegamento scuola-trasporti, stabilite nelle province italiane. I prefetti si sono basati sulla scelta decretata dal ministro della Salute il giorno della vigilia di Natale, la quale limita la presenza del 50% all’interno nelle aule nel lasso temporale 7-15 gennaio.
È un risultato incredibile, se fino a poco tempo fa persisteva una situazione delicata e drammatica. Chi se lo aspettava un traguardo del genere? Perfino Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione, si è espressa così a riguardo: “Grande soddisfazione per il risultato raggiunto“. Nel giro di pochi giorni, infatti, sono state creati dei provvedimenti dettagliati ed operativi fin da subito, su ogni lembo del territorio italiano. “Un lavoro di squadra di cui andare fieri“, queste le parole rilasciate da Azzolina in riferimento alle norme ipotizzate e realizzate per la scuola.
Gratificazione e compiacimento avvolgono anche i lemmi pronunciati da Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, sempre in merito all’autorizzazione della didattica in presenza. “Tutti i prefetti hanno svolto un’opera preziosa di coordinamento per garantire la ripresa dell’attività didattica in presenza a partire dal 7 gennaio.
Si è trattato di un’operazione complessa che ha consentito di individuare per tempo soluzioni differenziate a livello territoriale, coniugando le esigenze del mondo scolastico con le risorse straordinarie stanziate per il comparto trasporti“.
Ma in conclusione cosa è stato stabilito precisamente? Ai Tavoli di coordinamento i documenti operativi prefettizi hanno fissato determinate scelte, quelle più atte a garantire l’obiettivo sancito dal D.P.C.M del tre dicembre 2020, il ritorno nelle aule di ogni scuola soltanto del 75% degli alunni. Tra le soluzioni create, quelle più logiche in fondo, c’è sicuramente la diversificazione degli orari di ingresso e di uscita da ciascuna scuola, separata in due fascie orarie diseguali, dalle 08:00 alle 14:00 o 10:00/16:00.
Per di più, c’è da aggiungere la duttilità in entrata, con ritardi, spesso, quasi “consentiti”. La ripartizione delle lezioni da seguire sarà distribuita in sei giorni della settimana, dunque l’inclusione del sabato, e la riduzione a 45/50 minuti della cosiddetta “ora scolastica“.
Non è da sottovalutare, però, il problema dei trasporti per la scuola ed è proprio per questo, infatti, che sono state donate delle risorse finanziarie. E quest’ultime a cosa occorrono? Il fine è quello di coprire i costi dei servizi aggiuntivi per rafforzare il sistema dei trasporti in termini di mezzi e chilometri percorsi.
Differenti sono state le regioni d’Italia ad aver accolto e condiviso queste soluzioni; altre, invece, non agiranno in modo analogo. Ma l’obiettivo pare essere comune: il sette gennaio lo spazio interno delle aule scolastiche sarà popolate nuovamente dagli studenti.