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Marzo 1943, il mese degli scioperi

Gli scioperi antifascisti furono una serie di astinenze dal lavoro avvenute nel Nord Italia durante la seconda guerra mondiale nel 1943 e nel 1944.

All’inizio del ‘43 i membri della Fiat ad avere la tessera segreta del PCI erano sono 100-200 sui 21 mila. Il 5 marzo 1943 ebbero inizio gli scioperi ed aver avuto un ruolo molto importante sono stati anche il PSI guidato da Pietro Nenno e il Partito d’Azione costituito da poco guidato da Ugo la Malfa.

A Milano si era costituito il Comitato di Liberazione di Milano; negli scioperi fino al 15 marzo furono coinvolti 100.000 operai.

Il 5 marzo 1943 alle 10:00 la sirena della fabbrica era rimasta nel silenzio. Quella sirena avrebbe dato il via al primo sciopero dopo 18 anni, ma la direzione l’aveva disinnescata. Qualcuno aveva comunicato tutto alla Fiat.

Intanto nell’officina 19 di Mirafiori, Leo Lanfranco, assunto nonostante il curriculum di comunista, decise di agire comunque, lasciò la macchina, fece un gesto con le mani e tutta l’officina restò ferma.

Il limitato corteo iniziò a muoversi in direzione presse, raccogliendo adesioni da altri operai. Non era uno sciopero con un corteo solido, ma era il primo. Dopo quel giorno molte fabbriche di Torino iniziarono a scioperare e tutto ciò fece impazzire la questura e il partito fascista fino al blocco totale del 12 Marzo.

Appena dopo Stalingrado, prima del 25 luglio, molto prima dell’8 settembre, sono gli scioperi del marzo `43 a segnare l’inizio della fine del ventennio fascista.

È da ricordare “Lo sciopero come diritto individuale ad esercizio collettivo è un dogma fondato sulla ragione”, come affermava Gino Giugni.