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Scene di stregoneria, il dipinto di Salvator Rosa

Scene di stregoneria è un dipinto realizzato da Salvator Rosa nel 1646 e oggi visibile alla National Gallery di Londra.

Il quadro, come molti altri analoghi di Rosa con Scene di stregoneria, raffigura una scena di stregoneria, un tema particolarmente caro al pittore.

In esso si sta compiendo un rituale magico.

Lo si intuisce dal campionario di oggetti raffigurati.

Scene di stregoneria 1646: descrizione

Un gruppo di vecchie streghe, circondate da mostri, demoni, scheletri animati di enormi uccelli preistorici, agitano fiaccole e scope in un rituale sabba.

L’atmosfera è cupa e tenebrosa, lo spazio ampio è vuoto e buio, sembra quasi di udire le urla e i tamburi del sabba che aumentano il senso di inquietudine nello spettatore.

È una notte fredda e mostruosa. Sulla sinistra è ritratta una robusta strega che indica il centro dell’attività ad una giovane bendata, un’iniziata.

Di fronte alla coppia un uomo anziano sostiene uno scheletro, disteso nella cassa, dietro di lui una figura velata.

Noncurante di tutto ciò che accade una fanciulla nuda guarda in uno specchio nel quale è riflessa l’immagine del manichino di cera che ha in mano.

Una vecchia schiaccia viscere in un mortaio, utilizzando un osso come pestello.

Al centro della composizione campeggia il tronco di un albero secco al quale è appeso il corpo di un impiccato.

Vicino l’albero c’è un soldato che incendia un coniglio posto al centro di un cerchio magico.

Sullo sfondo, infine incombe lo scheletro di un gigantesco volatile che indica con il becco una strega che sta per gettare un neonato nelle fauci di un mostro dalla forma strana.

La Scena di Stregoneria fu eseguita da Rosa per uno dei suoi amici romani, Carlo De Rossi, banchiere, collezionista e commerciante di quadri.

L’interesse di Salvator Rosa per le pitture di stregoneria, deriva dal genere letterario particolarmente diffuso in quei tempi.

Racconti di streghe, mostri e riti magici erano interpretati in chiave umoristica e burlesca dai pittori seicenteschi.

Non a caso Salvator Rosa fu anche un anche un poeta, e numerosi sono i testi che ci sono pervenuti.

Ne è un esempio la poesia scritta intorno al 1646, che ha ispirato il dipinto, e che descrive l’incantesimo gettato da una strega su un uomo che resiste al suo amore.

«In quest’atra caverna, ove non giunse mai raggio di sole, dalle tartaree scuole trarrò la turba inferna: farò che un nero spirito arda un cipresso un mirto.»

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.