I genitori di Saman Abbas sono stati condannati all’ ergastolo per la morte della figlia. Condannato anche lo zio della giovane vittima a 14 anni di reclusione, assolti invece i cugini.
La corte ha stabilito che i genitori di Saman fossero i mandanti dell’ omicidio, eseguito dallo zio Danish.
L’omicidio della giovane, avvenuto nel 2021, si è verificato dopo il rifiuto di quest’ ultima di accettare un matrimonio combinato.
Oggi, dopo un’ ora e quaranta di dichiarazioni spontanee da parte del padre della ragazza, la corte si è ritirata per la sentenza, sviluppata in quasi cinque ore di camera di consiglio.
Gli imputati, oltre a Shabbar, sono lo zio Danish Hasnain, i cugini della ragazza, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, e la madre che però è latitante. Tutti gli imputati, eccetto la madre, erano presenti in aula al momento della sentenza.
Dalle indagini è emerso che lo zio Danish Hasnain è stato riconosciuto autore dell’omicidio di Saman ma ha avuto una pena di 14 anni perché ha ottenuto lo sconto di pena dovuto al rito abbreviato. Questo perché sono venute meno le aggravanti della premeditazione e sono state riconosciute le attenuanti generiche.
Omicidio in famiglia, le cause psicologiche
Il concetto di famiglia nella società odierna è profondamente cambiato. Il primo nucleo di aggregazione è mutato radicalmente a causa dei continui stimoli forniti dai social media, che la privano del tradizionale ruolo formativo che riguarda la trasmissione di valori etici e sociali alle future generazioni.
Questa dinamica così articolata rende complessa la gestione dei conflitti in famiglia, i fallimenti e le sofferenze dei membri; così, anziché un contenitore di affetti, la famiglia diventa un contesto nel quale riversare una certa dose di aggressività sui membri fragili, in particolare donne e bambini e anziani.
In quest’ottica di cambiamenti sempre più veloci, di tensioni che si susseguono e si accumulano, il contesto familiare diventa un luogo nel quale si verifica una vera e propria escalation della violenza, che può portare a risultati estremi.
Il femminicidio: una piaga sempre più diffusa
In particolare a risentire di queste dinamiche disfunzionali spesso sono le donne, le quali sono soggette al fenomeno del femminicidio. Ovvero l’uccisione di mogli e compagne da parte dei loro mariti o fidanzati. Molto spesso alla base di tali omicidi vi è una marcata possessività nonché una gelosia particolarmente ossessiva. Quindi si attacca l’oggetto del bisogno e del piacere, che si vuole possedere e controllare.
Tali delitti sono chiamati “passionali” poiché sono riconducibili a impulsi incontrollabili, scaricati contro l’oggetto della passione, che cerca di allontanarsi. Tale dinamica innesca un senso di frustrazione e paura per le possibili conseguenze di tale allontanamento. Nasce una situazione di squilibrio caratterizzata da paure per il futuro che porta a un omicidio e/o suicidio.