Il “Mozart Italiano”, come fu ribattezzato dai sui contemporanei per la precocità del suo talento musicale, al secolo Gioacchino Rossini, ha lasciato certamente nella città di Napoli non solo un rilevante segno della sua carriera musicale, ma anche innumerevoli testimonianze atte a certificarne l’amore e l’affetto goduto presso questa terra che non ha mai mancato di contraccambiarlo come si conviene, soprattutto durante gli anni tra 1815 e 1822 in cui fu direttore musicale presso il Teatro San Carlo di Napoli per volere dello stesso Re Ferdinando IV di Borbone.
La Mostra bibliografica e iconografica allestita presso la Sala delle Esposizioni della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III “Rossini e Napoli”, visibile fino al 4 dicembre, va ben oltre un mero scavo del rapporto tra Napoli e il Rossini .
Per ricordare il legame tra il maestro di Pesaro, arrivato a Napoli quasi di nascosto per scovare il sentimento lirico e musicale di un popolo che egli stesso amava, presso la Biblioteca Nazionale di Napoli ha aperto il Fondo Antico della sezione teatrale Lucchesi Palli, amico ed estimatore del Rossini ed attraverso autografi, libretti d’opera, litografie ed incisioni dell’epoca della Napoli della Restaurazione, insieme ad alcuni documenti privati del compositore, come i rapporti con l’impresario Baraja presso cui visse nel palazzo in via Toledo, oppure foto dell’archivio, ha ridato lustro al rapporto tra il genio di un artista invidiato ancora oggi in tutto il mondo e la Napoli che fu a partire dal senso materiale oltre quello artistico, di cui egli fu certamente un illustre animatore.