Il professor Giovanni De Feo, docente di Ecologia industriale presso l’Università degli Studi di Salerno, ideatore de Il Metodo Greenopoli (http://www.greenopoli.it), metodo didattico volto ai più piccoli per condividere con loro temi importanti quali ambiente e sostenibilità per citarne alcuni, ha gentilmente accettato di rilasciare al XXI Secolo news una breve intervista. Abbiamo parlato con il Prof. De Feo dell’imminente ritorno in aula di tutti gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, ponendo maggiormente l’attenzione sull’organizzazione dell’ateneo salernitano.
Il periodo che stiamo vivendo è senza dubbio un periodo di incertezze e difficoltà, che secondo il Professor De Fe possono e devono tramutarsi in opportunità, ma lasciamo spazio ora alle sue dichiarazioni.
Professor De Feo l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto ha sconvolto notevolmente le nostre abitudini. Questo anche e soprattutto per quel che riguarda la scuola. Com’è stato dal suo punto di vista terminare l’anno accademico con la didattica a distanza? E qual è il suo pensiero su questo particolare strumento?
«Tutto il secondo semestre dello scorso anno accademico si è praticamente svolto in modalità DAD. Io riuscii a fare solo la prima lezione, neanche il tempo per memorizzare qualche volto dei miei studenti che arrivò la sospensione della didattica in presenza. Devo dire che l’Università si è organizzata molto bene, adottando praticamente quasi dappertutto le stesse piattaforme e procedure molto simili. Questo ha contribuito a evitare confusione e in poco tempo ci siamo rapidamente adattati. C’è stata una sorta di evoluzione forzata digitale che io ho chiamato “covidigitale”. Chi mi conosce sa che amo stare in mezzo alle persone, ai miei amatissimi studenti universitari, ai bambini delle scuole e alle tante persone che ho la fortuna di incontrare per gli incontri di educazione ambientale e in giro per convegni, ma ho accolto di buon grado questa esperienza di didattica a distanza, perché mi ha spinto a sperimentare cose nuove. Oggi mi sento arricchito, con orizzonti allargati. La didattica a distanza può tornare utile per potenziare la didattica tradizionale, ma anche semplicemente per sopperire all’eventuale mancanza di aule. In definitiva, giudico positivamente l’esperienza della DAD sul fronte universitario sebbene non veda l’ora di tornare in aula!»
Ripartire con la scuola vuol dire aprire agli studenti anche i cancelli delle università. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, ha parlato di aule piene al 50%, dove la lezione sarà svolta contemporaneamente sia in streaming che in presenza, che cosa ne pensa?
«A tal proposito si parla di modalità “blended” proprio per sottolineare l’integrazione tra didattica in presenza e didattica a distanza. È evidente che una didattica totalmente in presenza non fosse possibile, per cui l’alternativa sarebbe stata proseguire con la DAD. Oggettivamente non sarà facile fare lezione stando seduti obbligatoriamente alla scrivania, “con la testa nel computer”, senza poter andare alla lavagna, senza potersi avvicinare agli studenti. Alcuni dicono che questa modalità prende le due cose negative dei due diversi approcci: il rischio della didattica in presenza e la mancanza di empatia della DAD. Staremo a vedere, anche perché tutto dipende dall’evoluzione dell’epidemia».
Nell’ateneo di Salerno come ci si è organizzati per la riapertura? Quali misure sono state adottate?
«Anche Unisa si è organizzata con la modalità blended ma con un tasso di riempimento delle aule variabile: il 30% con le aule aventi un solo ingresso e il 50% per le aule con doppi ingresso/uscita. Non ci sarà la tradizionale ora di sessanta minuti, bensì di cinquanta minuti, con particolare attenzione alla sanificazione degli ambienti. Un’altra peculiarità è quella di tenere le classi sempre nella stessa aula evitando cambi e, quindi, riducendo al minimo la circolazione nei corridoi».
Crede che ci si sarebbe potuti organizzare in modo diverso?
«Per quanto mi riguarda non ho corsi al primo semestre, per cui non vivrò, almeno per adesso, l’esperienza della didattica blended. In questi casi mi piace dire che “parlare è un’arte leggera” per cui valuto con grande rispetto il lavoro del Rettore e di tutti i colleghi che hanno lavorato e che stanno lavorando sodo per rendere possibile il ritorno, seppure parziale, degli studenti in aula, il luogo deputato per eccellenza per fare didattica universitaria di alto livello. La didattica a distanza, lo dice il termine, è distante e c’è poco da aggiungere, anche se, lo ribadisco, se ci si impegna si riesce ad arrivare anche attraverso uno schermo. A tal proposito ho avuto molti riscontri da parte dei miei studenti di quest’anno».
Quanto le è mancato il contatto diretto con i suoi studenti?
»Tantissimo. A tal proposito può essere utile un aneddoto che mi è stato raccontato da un’allieva dopo aver fatto l’esame nella sessione estiva, alla fine del colloquio, a cose fatte. Mi ha confidato che aveva scelto di seguire il mio insegnamento poiché l’anno precedentemente seguiva i corsi nell’aula accanto ed era rimasta catturata dalle chiacchierate con gli studenti nell’intervallo della lezione. In effetti, è sempre bello chiacchierare con gli allievi durante le pause, si parte dalle cose del corso ma si finisce sempre a parlare di tante altre cose. Questo mi manca molto e non potrà essere sostituito mai dalla didattica a distanza».
Lei si occupa anche di comunicazione ambientale, utilizzando il Metodo Greenopoli, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, com’è stato dover interrompere improvvisamente le sue attività? Quanto le è mancato il contatto con i più piccoli?
«Hai messo il dito in un’altra ferita aperta. Mi manca davvero tanto non poter andare a scuola dalle piccole guardie ambientali di Greenopoli. Mi mancano i loro sguardi, i loro sorrisi, il loro entusiasmo. Purtroppo, credo che ci vorrà tempo prima che si potranno riavviare attività come quelle che ho portato avanti negli ultimi cinque anni in giro per la Campania, che mi hanno portato a conoscere oltre cinquantamila studenti. Devo dire che mi manca tanto anche il confronto con gli insegnanti delle scuole e con i dirigenti scolastici. La comunità della scuola mi ha insegnato davvero tanto. Spero di tornare a scorribandare negli atri, nelle palestre, e nelle aule delle scuole al più presto».
Oltre ad essere un docente universitario, stimato sia dai colleghi che dagli studenti, lei professor De Feo è soprattutto un papà. Come affronta da genitore questa ripresa e qual è la sua opinione sull’organizzazione delle scuole, in generale e nel particolare della Campania?
«Come papà sono un po’ preoccupato, ma allo stesso tempo felice che mio figlio possa ritrovare i compagni, le insegnanti. I bambini hanno grandi risorse emotive e sapranno sopperire a tutte le limitazioni e i vincoli che li attendono in classe. Anche in questo caso ho grande rispetto per il lavoro che il mondo della scuola svolge».
Ringraziamo il Professor De Feo per la sua disponibilità e cogliamo l’occasione per fare il nostro personale in bocca al lupo a tutti coloro che tornano a scuola!