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Relazione 2020 sulle strutture carcerarie: contagi e decessi

Le pietose condizioni in cui versano le strutture carcerarie del territorio campano favoriscono l’incremento di contagi e decessi fra personale e detenuti delle prigioni. Un rapporto sullo stato di salute di galeotti e guardie( Relazione 2020), consegnato stamane dal garante Ciambriello Samuele, segnala una situazione sanitaria più che critica.

I dati della Relazione 2020

L’elaborato evidenzia l’altissimo numero di contagiati e il totale dei deceduti delle gattabuie: in tutto, si contano 1644 contagi e 10 decessi, solo nei sei mesi. Fra i dieci morti, possiamo annoverare 4 prigionieri, 1 medico e 5 agenti.

Inutile appigliarsi a qualsiasi altro punto, tali cifre hanno svelato l’inadeguatezza di edifici che non sono conformi a vigenti norme. Le prigioni sembrano quindi non possedere la capienza adatta ad accogliere le persone che vi sono radunate.

Il sovraffollamento è il primo grande punto interrogativo rimasto senza risposta ormai da troppo tempo, si è quindi partiti alla ricerca di misure alternative. Il Covid19 ha mietuto anche qui vittime e si è diffuso con gran facilità.

Altri metodi e regole

Il presidente del consiglio regionale Oliviero ha sottolineato, non solo, l’importanza dell’impegno di tutti nel trovare una soluzione al degrado logistico ed organizzativo delle carceri, ma soprattutto la necessità di un’azione rieducativa dei detenuti.

I prigionieri devono ricevere le cure utili a far sì che si riinseriscano facilmente nel tessuto sociale e lavorativo nazionale.

Un altro modo di salvare i reclusi dall’inevitabile destino sarebbe la vaccinazione. Estendere l’inoculazione del vaccino alle categorie dei più esposti e fragili, come appunto prigionieri e sorveglianti di carceri, costituirebbe una valida contromisura.

Gli stessi arresti domiciliari rappresenterebbero un’opzione considerevole, tenuto conto della gravità del pericolo che fronteggiano i tutori della legge, così come i carcerati. Questo possibile rimedio è già in vigore negli istituti penitenziari di Santa Maria Capua Vetere, ove ci sono parecchi detenuti in semi libertà o in attesa di giudizio.

Disastri psicologici

Il pesante contesto ha aggravato le già precarie menti dei reclusi, con un conseguente aumento di suicidi, tentativi di suicidio, scioperi di fame e sete e rifiuti dell’assistenza sanitaria fra i prigionieri.