A volte la vita fa cambiare i modi di pensare, le abitudini, qualche volta persino i sentimenti. Proprio questo accade in una delle più note canzoni napoletane, cantata da milioni di persone in tutto il mondo. Siamo a Napoli, nel 1917, ed il grande Libero Bovio, camminando per via Toledo, il centro della città, il luogo del passeggio e dello struscio per eccellenza, vedendo il Salone Margherita, storico locale cafè chantant di Napoli, scorge una ballerina che esce dal locale, e coglie l’ispirazione per una grande storia di un amore disilluso, ma forse non del tutto finito. Il poeta immagina questa ragazza prima che entrasse nel mondo dello spettacolo, quando divideva la sua vita quotidiana, forse povera, ma piena d’amore, con il fidanzato, quando, come dice il testo, si accontentava di pane e cerase, e i baci erano sufficienti a vivere bene. Ora, con vestiti scollati e parlando forse un improbabile francese, passeggia per strada come una gran signora. L’innamorato, deluso, la vede così, diversa da come era, e libera dalla gabbietta il cardellino che con il suo canto aveva accompagnato il loro amore, dicendogli di trovarsi una padrona più sincera e degna di ascoltarne il canto. Anche davanti alla triste evidenza però, non si arrende, convinto che , anche se lei non l’ama più, distrattamente continua ad averlo nei pensieri, lasciando così sempre aperta la porta del cuore ad un ritorno.