La Reggia di Caserta fu voluta da Carlo di Borbone per nobilitare in maniera definitiva il suo Regno.
L’edificio della Reggia di Caserta doveva infatti essere tanto imponente da poter competere in bellezza e in potenza con la Reggia di Versailles.
Per realizzare questo incredibile sogno fu scelta un’ampia pianura situata nella provincia della Terra di Lavoro, ai piedi dei Monti Tifatini.
Questo placido e verde ambiente era stato acquistato da Don Carlos nel Cinquecento e divenne la sede del palazzo dei duchi di Acquaviva.
Questo luogo simboleggiava la ritrovata indipendenza del Meridione.
Il progetto per la costruzione della Reggia di Caserta venne affidato dal sovrano all’architetto Luigi Vanvitelli.
Figlio del più importante pittore di vedute, Gaspar Van Wittel, attivo a Roma sotto Benedetto XIV nell’ambito del restauro della cupola di San Pietro.
La prima pietra fu posata il 20 gennaio 1752.
Insieme all’edificio fu prevista la creazione di una città razionale nei suoi dintorni, anch’essa disegnata da Vanvitelli.
Inoltre, fu pensato di creare un enorme parco nei dintorni della Reggia con all’interno maestose fontane animate da meravigliosi giochi d’acqua, resi possibile grazie al vicino Acquedotto Carolino.
La costruzione procedette spedita fino al 1759 quando Carlo lasciò il Regno di Napoli per salire sul Trono di Madrid.
I lavori subirono così notevoli rallentamenti.
Nel frattempo morì Luigi Vanvitelli nel 1773 e fu suo figlio Carlo a mandare avanti il progetto portato a compimento nel corso dell’Ottocento.
Ciò che ne uscì fu una residenza spettacolare che ancora oggi lascia a bocca aperta i visitatori di tutto il mondo.
Proprio come aveva sognato Carlo di Borbone, un edificio talmente splendido che non avrebbe temuto paragoni con la magnifica dimora del Re Sole in Francia.
Napoli, la Campania e il Sud sarebbero state, in questo modo, in grado di reggere il confronto con i grandi Paesi d’Europa.
“La posizione è di eccezionale bellezza, nella più lussureggiante piana del mondo, ma con estesi giardini che si prolungano fin sulle colline; un acquedotto v’induce un intero fiume, che abbevera il palazzo e le sue adiacenze, e questa massa acquea si può trasformare, riversandola su rocce artificiali, in una meravigliosa cascata. I giardini sono belli e armonizzano assai con questa contrada che è un solo giardino” – Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia 1786 – 1788