8 novembre 1967, alla presenza dell’allora presidente del consiglio Aldo Moro e del ministro dei trasporti Oscar Luigi Scalfaro (divenuto qualche anno più tardi Presidente della Repubblica Italiana), compie il suo primo viaggio il convoglio E444. 001 passato alla storia come “Tartaruga”.
Oggi i treni ad alta velocità ci hanno insegnato che non c’è distanza che non si possa coprire in poco tempo. Le linee veloci riescono a portarci in poche ore anche a migliaia di chilometri, ma non è sempre stato così.
Ecco perché questo particolare convoglio e il suo primo viaggio ebbero ai tempi una fortissima risonanza mediatica. Ne parlarono ai tempi al telegiornale e anche i quotidiani spiegando al grande pubblico per la prima volta che le Ferrovie dello Stato sono pronte ad un grande rinnovamento.
E444.001: il varo e il primo viaggio
Il battesimo, come già raccontato, fu tenuto dall’allora Presidente del Consiglio Aldo Moro e dal Ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfaro, con le caratteristiche della cerimonia del varo di una nave, con tanto di benedizione e di bottiglia di spumante infranta su un respingente.
Il treno partì dal binario 1 della stazione di Roma Termini alle 9.00 precise. Poco dopo la stazione di Campoleone la velocità, già di 160 km/h tra Torricola e Pomezia, arriva ai 175 km/h con tanto di voce che diffonde la comunicazione per tutto il treno. Poco dopo vengono raggiunti e mantenuti i 205 km/h con punte che arriveranno a 207 km/h. Il treno compie il viaggio in soli 88 minuti ad una media di 143 km/h.
Il ritorno è anche meglio nonostante non si arrivi mai ai 200 km/h. Senza il rallentamento da 60 km/h a Villa Literno, il rotabile copre la distanza tra le due città in 84 minuti ad una media di 150 km/h.
Un evento straordinario per l’epoca specie trattandosi di un convoglio, che al suo viaggio inaugurale era così composto: dalla E.444.001, un bagagliaio-postale serie DUIz 93250, una carrozza di prima classe UIC-Y, quattro carrozze di prima classe UIC-X e una carrozza di seconda classe con bar sempre UIC-X. La massa del treno era di 393 tonnellate.
Un plauso ai due macchinisti allora alla guida Arrighi e Pini, ma anche a tutta la squadra tecnica delle allora Ferrovie dello Stato per quello che nel 1967 venne considerato un grande traguardo dell’ingegneria ferroviaria.