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Primo Levi, chimico-scrittore e scrittore-uomo

Primo Levi è stato tra le penne del nuovo cursus della letteratura novecentesca, in cui evolve il rapporto tra letteratura e scienza, avente come mallevadori auctores che hanno la scrittura come “secondo mestiere”, in cui l’influsso del lavoro tecnico e scientifico rientra nell’attività artistica e nella concezione stilistica ed estetica, come nel caso di Carlo Emilio Gadda, Robert Musil e Ferdinand Céline.

Di origine ebraiche, Primo Levi nacque il 31 luglio 1919 a Torino. Ebbe una formazione scientifica dettata dalla chimica, laureatosi 110 e lode, con una carriera da tecnologo nel settore chimico, al punto da divenire mero strumento epistemologico e guida etica che si districa attraverso la sua scrittura narrativa e la pratica critica.

Punto d’indagine della scrittura di Levi è la Hyle, la materia, l’esperienza umana mera, ritenuta dall’autore  principio immancabile per colui che si avvicina al fare letterario, fornendo le tematiche già a partire dall’opera che ne farà un maestro della narrativa italiana e mondiale del 900′, “Se questo è un uomo”, in cui l’esperienza del lager, la barbaria nazista e i rapporti di forza tra gli stessi internati, vengono enucleati in un’opera che fornisce oltre ad un documento e una testimonianza storica, una trance de vie per valori umani e civili come la resilienza e l’amicizia.

Primo Levi ha una posizione antitetica alle proposte estetiche di Adorno e della Scuola di Francoforte. Laddove Adorno vede la tragedia della Shoah e la Seconda guerra mondiale come la fine delle narrazioni e del fare poesia, Primo Levi ribadisce il ruolo etico e teoretico della letteratura, a cui proprio la scienza deve recare nuovi mezzi espressivi e gnoseologici, evitanti la retorica e le modalità di uno stile capace di rigettare il pressappochismo, in nome di esattezza, sintesi, rarefazione, facendo della chimica un serbatoio di possibili soluzioni semantiche.

Oltre alla grandezza della sua opera, presente anche in testi quali “La tregua” su cui giganteggia ancora l’esperienza del lager e la marcia di ritorno alla vita quotidiana; oppure il buldingroman dell’uomo chimico e scrittore de “Il sistema periodico”, anche nelle varie interviste rilasciate a Ferdinando Camon e Philip Roth, emerge la statura di un uomo che ha fatto dell’ éngangément nel quotidiano, cui ogni essere, a partire dalla particella di carbonio sono figure di un mondo che muove per ossimori e diversità ancora e sempre da comprendere.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."