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Prima danza poi pensa. Alla ricerca di Beckett

Prima danza poi pensa. Alla ricerca di Beckett, trovare la perfetta corrispondenza tra le immagini e le parole.

Un film che racconta alcune delle tappe fondamentali della vita del grande drammaturgo e poeta irlandese.

Dall’infanzia in Irlanda al periodo parigino, in cui durante la Seconda Guerra Mondiale combatteva nella Resistenza, movimento armato clandestino in lotta contro l’occupazione tedesca, il film si concentra poi sulla graduale scalata di Beckett all’Olimpo della letteratura, fino alla vittoria del Premio Nobel nel 1969.

Prima danza poi pensa. Alla ricerca di Beckett

Stoccolma, 1969. Ha vinto il Premio Nobel per la letteratura Samuel Beckett ma non sembra affatto contento.

Sale sul palco, strappa bruscamente la busta dell’assegno e comincia a scalare le quinte e infilare un palco che diventa una galleria e poi un antro polveroso, dove il suo doppio lo attende. Insieme discutono chi meriterebbe davvero i soldi del premio, espiando la colpa, le tante colpe di una vita.

Una lista di ‘giusti’ è stilata e inaugura i flashback.

Dalla madre alla compagna, passando per un’amante o un amico perduto, Beckett ripercorre la sua vita: l’incontro con Joyce, la Resistenza in Francia, il teatro, il successo, il Nobel, la fine e il finale di partita.

Prima danza poi pensa. Alla ricerca di Beckett

Tutto il film si configura dunque come una potente requisitoria condotta dal protagonista sulla propria esistenza: “Questo sarà un viaggio attraverso la tua vergogna” gli sussurra il suo alter ego. Marsh immagina un Beckett che mette in scena sé stesso, e per giunta con uno stile che molto ricorda del suo teatro: la battuta iniziale, ex abrupto, “Che catastrofe!” è una citazione indiretta di “Aspettando Godot”, in cui Estragone esclama “Niente da fare!”.

Le parole di entrambi sono il portato verbale di personaggi dal fare trasognato, in perenne dialogo con sé stessi, più che in contatto umano con un interlocutore.

La solitudine, l’incomunicabilità, l’incapacità di condividere un orizzonte ideale comune sono gli altri ingredienti del Beckett marshiano.

Le inquadrature che ritraggono i lunghi silenzi del protagonista nei campi medi rendono ancora più isolata e alienata la sua figura, equiparandola ai ritratti di Popper.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.