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Presepe napoletano: tra storia e curiosità

Il Presepe napoletano è una costumanza popolarissima fra i napoletani.

Esso rappresenta il più bell’esempio di intreccio fra cultura pagana e tradizione cristiana.

Lo troviamo in tutte le chiese durante le feste di Natale e rappresentano L’Adorazione dei Pastori, degli Angeli e dei Re, in gruppi più o meno completi di figurine abbigliate riccamente e vistosamente.

“La suddivisione tra quelli a cui piace l’albero di Natale e quelli a cui piace il presepe, tra alberisti e presepisti, è tanto importante che dovrebbe comparire sui documenti d’identità. Il primo tiene in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere; il secondo invece pone ai primi posti l’Amore e la Poesia. Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l’altro non capisce. Quelli a cui piace l’albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello.” – Luciano De Crescenzo

Te piace ‘o presepe?” È infatti la celebre frase pronunciata in Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo. Ci riporta a Napoli e alla tradizione dei presepi.

I presepi però custodiscono anche molte curiosità.

1: Le origini del presepe

L’etimologia della parola presepe si ricollega al latino presepium, formato da prae- = innanzi e da saepes = recinto, siepe.

Queste parole furono italianizzate proprio a Napoli. Il suono presepe piacque subito all’Italia intera, così la parola fu approvata e si diffuse dappertutto.

La prima testimonianza scritta dell’esistenza di un presepe vero e proprio risale al 1025.

A Napoli, nella chiesa di Santa Maria del Presepe venne recuperato un documento che contiene la descrizione di una prima rappresentazione della Natività. Nel XIII secolo successe un fatto curioso.

Sul trono del Regno di Napoli c’era la famiglia degli Angioini.

Questi, tra i loro domini, avevano anche il trono di Ungheria.

Quando un ramo della famiglia si trasferì, portò lì con sè alcuni presepi napoletani che furono subito apprezzati dagli ungheresi.

La parola presepe non fu però tradotta dagli ungheresi, infatti se dite “presepe” a Budapest vi capiscono tutti.

2. Il fiume o ruscello

Lo troviamo sempre nel presepe. Esso rappresenta il fascino inevitabile dell’acqua che scorre.

Siamo tutti un po’ innamorati dall’acqua in movimento e la guardiamo ipnotizzati.

Per questo fin dai tempi antichi al centro delle piazze più belle si costruivano fontane con affascinanti giochi d’acqua.

Il fiume è poi nella simbologia del destino di nascita e di morte di tantissime divinità.

Il fiume o corso d’acqua nel presepe, richiama anche il Battesimo, che è proprio il sacramento della nascita cristiana.

3. Verdummari e venditori

Oltre che il verdummaro, sul presepe si incontrano vari tipi di bottegai, spesso con i loro “bancarielli”.

C’è l’arrotino, il salumiere, il chianchiere (cioè il macellaio), il panettiere, il fabbro, il mugnaio e tanti altri.

Molti di questi sono naturalmente fuori epoca, ma la loro presenza è dovuta a un intreccio con la tradizione del Carnevale.

Di solito ne sono presenti dodici perché anche essi sono legati ai mesi dell’anno e al ciclo delle stagioni.

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.