Il Premio Strega, il prestigio riconoscimento letterario, ha avuto la sua prima edizione nel 1947. In quell’ anno il vincitore fu lo storico, nonché sceneggiatore di Fellini, Ennio Flaiano. Tornare alle origini del Premio Strega ci consente di avere una panoramica ampia degli sviluppi dell’ ambito letterario italiano nel corso degli anni.
Ennio Flaiano, la vita del poliedrico autore di “Tempo di uccidere”
In particolare, soffermarci sulla prima edizione ci aiuta a conoscere meglio la poliedrica figura di Ennio Flaiano, scrittore, giornalista, sceneggiatore, drammaturgo, critico cinematografico e umorista, che trionfò nel 147 con un romanzo innovativo, originale, a tratti provocatorio ed intrigante. Il titolo di tale lavoro, Tempo di uccidere, costituisce una prima spaccatura, una scissione dalla letteratura di quel periodo.
Quest’ opera si ispira alla sua esperienza militare in Etiopia, che Flaiano scrive in maniera autentica e immediata, su richiesta di Leo Longanesi. Ne deriva il racconto introspettivo di un ufficiale che vive i peggiori aspetti di sé stesso. L’uomo si ammala di lebbra, che più che una malattia diventa l’emblema del dolore e della tragicità.
Rigettato dalla critica a pochi mesi dalla pubblicazione, riscuoterà poi un enorme successo, tanto che fu paragonato da diversi autori a “Lo straniero” di Camus.
Il romanzo, l’ unico scritto da Flaiano nella sua lunga carriera, caratterizzata da articoli brevi e incisivi, è un lavoro che ha scosso profondamente la letteratura del tempo. Tra i ruoli di rilievo ricoperti da Flaiano abbiamo il lavoro come caporedattore de Il Mondo e giornalista d’opinione per il Corriere della Sera e altre testate.
Nel corso degli anni questo luminare ha raggiunto risultati ambiziosi, tra i tanti ricordiamo l’introduzione uno stile critico che si distingue ancora oggi.
Inoltre nella produzione letteraria di Flaiano uno spazio importante è occupato dal rapporto con Roma, città che vive intensamente e che diventa la sua musa ispiratrice, alla quale sarà sempre devoto. Nella capitale vi è un teatro che porta il suo nome, una sorta di ringraziamento al lavoro di un uomo che ha fatto dell’arte una ragione di vita.