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Porta San Gennaro: restaurato l’affresco di Mattia Preti

Svelato, in occasione del Maggio dei Monumenti 2021, il restauro di Porta San Gennaro con l’affresco di Mattia Preti. Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Giampiero Perrella (Presidente della IV Municipalità), e altri funzionari del Comune. Hanno presentato e illustrato il restauro partito nel settembre 2019: Michele Pontecorvo (Presidente FAI Campania), Emanuele Vitulli (Presidente AReN Associazione Restauratori Napoletani) e il direttore dei lavori Gennaro Piezzo, insieme a Alberto Sifola (Presidente Friends of Naples Onlus).

Mattia Preti arrivò a Napoli alla vigilia della catastrofica peste del 1656 che avrebbe spazzato via circa la metà della popolazione. Quando verso la fine dell’anno la città stava per venire fuori dalla pestilenza, gli Eletti scelsero di commissionare al Preti, «persona molto perita et esperta nella professione della pittura», gli affreschi ex-voto sopra le sette più importanti porte di Napoli. Erose dalle intemperie e ulteriormente danneggiate dal terremoto del 1688, alcune delle sette porte vennero abbattute o comunque liberate dei pochi visibili affreschi. Come uniche testimonianze dell’impresa restano Porta San Gennaro, vari disegni preparatori e due bozzetti nel Museo Nazionale di Capodimonte.

Situata in via Foria. è la più antica Porta di Napoli risalente, probabilmente, all’VIII secolo d. C. Per l’affresco Mattia Preti dipinse un soggetto identico per ogni porta. In alto la Vergine col Bambino domina il centro della scena e poggia su una falce di luna, tipico attributo iconografico dell’Immacolata Concezione (la sua raffigurazione richiama al giorno della festa dell’Immacolata quando la città venne proclamata, dalla Deputazione della Sanità, libera da ogni sospetto di contagio epidemico). Ad accompagnare la Madonna nell’intercessione per la salvezza di Napoli, intervengono altri santi legati alla peste o comunque protettori della città: san Gennaro, san Francesco Saverio e santa Rosalia.

Nel registro in basso sono raffigurate le disumane sofferenze patite dagli abitanti della città durante l’epidemia. Questa è la parte peggio conservata ed attualmente assai poco leggibile. È tuttavia possibile avvalersi della descrizione dello storico napoletano De Dominici, che ci consente di risalire all’identità della grande figura femminile a sinistra: una personificazione allegorica della peste, «la qual si morde con rabbiosi denti le mani».

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.