Vietato l’aborto in Polonia: Centinaia di persone sono scese in piazza in Polonia per protestare, nel nome dei diritti civili, contro la sentenza della Corte costituzionale che ha vietato l’aborto anche se il feto ha delle gravi malformazioni, perché sarebbe “incompatibile” con la tutela nella costituzione del diritto alla vita.
Ci sono state tensione davanti alla Corte e scontri con la polizia. La decisione rende ancora più restrittiva una delle leggi più dure sull’aborto che era permesso finora solo in tre casi: 1 pericolo di vita della madre, 2 stupro e 3 malformazioni. Quest’ultima però era la motivazione cardine alla base della quasi totalità delle interruzioni volontarie di gravidanza in Polonia; la sentenza diventa dunque un bando totale.
“Rimuovere la ragione di quasi tutti gli aborti legali equivale un divieto totale la sentenza significa aborti clandestini o all’estero per chi se lo può permettere e un calvario ancora più grande per tuttele altre. È un giorno triste per i diritti delle donne“.
Vietato anche in caso di malattie e malformazioni del feto. La Corte costituzionale di Varsavia ha stabilito che anche a fronte di queste condizioni, non sarà possibile praticare l’aborto, nonostante nel Paese siano riconducibili a questi motivi la maggior parte dei casi di interruzione di gravidanza.
Gli altri motivi per i quali è possibile ricorrere all’aborto vi sono, lo stupro, oppure le condizioni di rischio per la vita della donna; sono meno frequenti. Nel 2019, secondo i dati ufficiali, in Polonia si sono registrati 1110 aborti, 1074 dei quali causati proprio da malformazioni e patologie irreversibili del feto. In attesa del verdetto, si sono radunati davanti all’Alta Corte i sostenitori dell’una e anche dell’altra parte.
Quella contro l’autodeterminazione delle donne è solo l’ultima di una serie di limitazioni ai diritti umani imposte dalle autorità polacche ai suoi cittadini, in particolare alle minoranze sessuali.