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Piergiorgio Welby: prima eutanasia passiva Italiana

Piergiorgio Welby morì il 20 dicembre 2006. Welby fu il primo caso di eutanasia passiva avvenuto in Italia di dominio pubblico.

Welby, durante la sua vita, fu attivista, scrittore, politico e giornalista. Costantemente impegnato nel riconoscimento legale del diritto di rifiuto dell’accanimento terapeutico in Italia e di conseguenza il riconoscimento del diritto all’ eutanasia.

Tra i 10 e i 12 anni, Welby, inizio a mostrare i primi segni della distrofia muscolare, che si aggravarono con il passare degli anni. Nel 2006, si ammalò gravemente e chiese in modo ufficiale la propria morte pubblicamente.

La richiesta di Welby suscito, in Italia, molto scalpore e ci fu un dibattito sui rapporti di fine vita. In particolare, si discusse sui rapporti tra legge e libertà individuali.

Lo stesso Piergiorgio Welby, nel settembre 2006, scrisse una missiva a Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica dell’epoca, dove chiedeva il diritto all’eutanasia.

Sulla questione, il Presidente della Repubblica rispose a Welby evidenziando che ci sarebbe stato un confronto politico sul tema in questione.

In aggiunta, si precisa che sul tema si espose anche la Chiesa cattolica che il 21 novembre 2006 riaffermò  nuovamente di essere ancora contraria al diritto all’eutanasia.

Quando le condizioni di Welby peggiorarono, intervenne anche Livia Turco, l’allora Ministro della Salute che chiese con urgenza un intervento del Consiglio Superiore della sanità, per capire se il trattamento a cui era sottoposto Welby potesse essere definito o meno accanimento terapeutico.

Tuttavia, il Consiglio Superiore della sanità constatò che il trattamento sottoposto non si poteva definire come accanimento terapeutico.

Successivamente, l’8 dicembre 2006, l’attivista inviò una lettera al TG 3 dove paragonò la sua situazione a quella vissuta da Aldo Moro durante la prigionia.

L’agonia di Welby terminò il 20 dicembre del 2006.

Egli diede l’ultimo saluto ad amici e familiari, riunitosi presso il suo capezzale  intorno alle ore 23. Poi, venne sedato e il respiratore che lo teneva in vita venne staccato.

La sua morte avvenne intorno alle ore 23,45.

Piergiorgio ebbe un funerale laico, 4 giorni dopo la sua dipartita,  presso piazza Don Bosco situata in quartiere Tuscolano di Roma. Presenziarono all’evento migliaia di persone.

Tra i partecipanti ci furono anche uomini della politica, in particolare del centro sinistra.