Il mattino del 7 agosto 1974, Philippe Petit compì la sua impresa più famosa e spettacolare: la traversata delle Twin Towers (Torri Gemelle) del World Trade Center di New York.
Sono le 07:15 quando raggiunge il tetto della Torre Nord, aiutato dai suoi complici nell’installazione dell’attrezzatura, e si prepara a salire su un cavo di acciaio spesso poco meno di 3 centimetri, sospeso a 417,5 metri dal suolo. La traversata dura 45 minuti, tempo in cui Philippe ripercorre il cavo (42,5 metri) otto volte avanti e indietro, con il solo aiuto di un’asta per l’equilibrio e del tutto privo di sistemi di sicurezza.
Durante la performance non manca un saluto alle torri e anche al pubblico, che si è formato nel mentre.
L’epilogo dell’impresa fu il suo arresto. Comprese le ragioni del funambolo, venne simbolicamente condannato ad esibirsi per i bambini a Central Park. In effetti il giovare francese aveva osato valicare il cielo e lo spazio del centro del potere economico, facendosi gioco dei controlli e della sorveglianza.
Quando venne arrestato, gli chiesero il perché di quella passeggiata incosciente e lui rispose: “Non c’è un perché. Quando vedo un bel posto dove mettere il filo, non resisto”.
Altre furono le imprese che egli aveva compiuto prima del 1974:
– nel 1971 distese il cavo d’acciaio tra i campanili della cattedrale di Notre Dame a Parigi;
– nel 1973 fu la volta dei piloni nord dell’Harbur Bridge di Sydney.
A seguire sempre nel 1974 attraversò lo spazio vuoto tra le guglie della cattedrale di Laon in Francia e nel 1975 la traversata del Superdome di New Orleans.
Il racconto dell’impresa di New York è tutto nel libro autobiografico “Toccare le nuvole”, da cui è tratto anche il documentario “Man on Wire” premio Oscar nel 2008.
Inoltre, dalla sua eccezionale impresa, è stato realizzato un film, “The Walk”, di Robert Zemeckis uscito nel 2015 e presentato alla Festa del Cinema di Roma in cui l’attore Joseph Gordon-Levitt presta il volto al funambolo francese Philippe Petit per raccontare l’incredibile storia.
In un’intervista, in seguito al film, Petit ha ricordato quel gesto come un tributo alla pace e alla bellezza.