Pasqua è la festa più importante per i cristiani e significa etimologicamente “passaggio”. La data è mobile perché dipende dal plenilunio di primavera mentre l’origine è legata al mondo ebraico, in particolare alla festa di Pesach, durante la quale si celebrava il passaggio di Israele, attraverso il mar Rosso, dalla schiavitù d’Egitto alla libertà.
Ovunque si festeggia la Pasqua con celebrazioni religiose, ma anche tante attività di diversa natura, dal folklore alla cucina. Il trasporto popolare è vivo e forte soprattutto durante la Settimana Santa; lo sanno bene gli abitanti di Ischia, che, con via Crucis, corsa dell’Angelo e ‘ndrezzata, vivono un vero e proprio mix unico di fede e folclore che caratterizza questa festività.
La Pasqua ad Ischia è anche gastronomia, con piatti tipici, semplici e gustosi. Uno dei piatti più apprezzati è sicuramente il cosiddetto “casatiello”, o “tortano”; esso è una sorta di ciambella salata, soffice e saporita, farcita con salumi e uova sode. Ottimo da consumare durante i tipici picnic pasquali o di pasquetta.
Il “casatiello” ha origini antiche, infatti, se ne trova una testimonianza nell’opera “La gatta Cenerentola” di Gianbattista Basile del 1634. Lo scrittore racconta il momento dei festeggiamenti dati dal Re per ritrovare quella fanciulla che aveva perso la scarpetta e che gli aveva rubato il cuore. E nella celebre opera si legge: “venuto lo juorno destenato oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato”.
Dunque, una tradizione particolarmente antica, che si colora di storia, inebriando i palati di chi assapora boccone dopo boccone, le leccornie tipiche dei companatici partenopei. Lo si prepara in occasione della Pasqua, perché in antichità, non tutti si potevano permettere determinati alimenti ritenuti il cibo dei ricchi, se ne faceva eccezione solo per Natale e per Pasqua.
Ovviamente la Pasqua ischitana, si tinge di tanti colori, dando vita a pranzi allegri, che profumano d’antico. Un altro piatto tipico del periodo pasquale, è la cosiddetta “fellata”, ossia un antipasto a base di salumi di diverso genere, disposti in un unico piatto, o su un tagliere in legno, posizionato a centro tavola, gustato insieme al casatiello. Il nome “fellata” deriva direttamente da “fella”, che in napoletano significa “fetta”: infatti tutti gli ingredienti del piatto sono affettati o tagliati, persino le uova sode sono divise in due o in più spicchi. Si pensa che, il motivo per il quale tutti gli alimenti che compongono la cosiddetta “fettalata”, siano divisi in una o più parti, voglia in realtà simboleggiare la voglia e il dovere della condivisione, soprattutto a tavola, ricollegandosi al valore spirituale e religioso della festività.
Sia nel “casatiello”, sia nella “fellata”, sono presenti le uova, alimento comune, che però ad Ischia, nel periodo pasquale, si colora di rosso. Le uova rosse, sono una vera e propria tradizione che sopravvive su tutta l’isola. La consuetudine di tingere le uova di rosso, ha origini greche, e quindi, perfettamente in sintonia con la storia dell’isola, che è stata la prima colonia greca d’Occidente. A Ischia le uova vengono colorate con la robbia, pianta tintoria,in dialetto chiamata “‘a rov” (nome scientifico “Rubia Tinctorum”). Ancora oggi, molte donne ischitane si recano in luoghi assolutamente segreti, dei quali non svelano nulla, a cercare questa meravigliosa radice, utilizzata poi per tingere le uova.
Ad Ischia, le uova rosse non rappresentano solo un simbolo della Pasqua, sono un tassello della bellezza e della purezza di un’isola incontaminata. Le uova tinte di rosso, hanno un sapore particolare, unico e raro e non si può non assaggiarle.
La tradizione di decorare uova risale già ai primi cristiani che pitturavano le uova di rosso, per ricordare il sangue di Cristo, e le decoravano con croci o altri simboli (una tradizione che dura ancora oggi nei paesi ortodossi e cristiano-orientali). La simbologia dell’uovo è evidente: dall’uovo nasce la vita che a sua volta veniva associata con la rinascita del Cristo e quindi con la Pasqua. In realtà, le uova decorate secondo questa simbologia sarebbero andate bene anche per il Natale, in occasione della nascita di Cristo, ma secondo alcuni studi la tradizione delle uova pasquali venne rafforzata da un’usanza tipicamente pasquale: la Quaresima, il periodo di quaranta giorni prima della Pasqua nel quale i credenti sono tenuti al digiuno e all’astinenza. In questo periodo è vietato mangiare carne.
Ovviamente, oltre al “casatiello”, la “fellata” e le “uova rosse”, nella tradizione gastronomica ischitana non può mancare la Pastiera, simbolo della produzione dolciaria Pasquale. Ad Ischia a Pasqua non manca una saporita fetta di pastiera a fine pasto, ma anche come spuntino pomeridiano o mattutino, perché un dolce tanto buono non può che tentare chi di sapori se ne intende. La pastiera, accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l’uovo, simbolo di vita nascente. Ogni massaia ischitana si ritiene detentrice dell’autentica ricetta della pastiera. Esistono due scuole: la più antica insegna a mescolare alla ricotta semplici uova sbattute; la seconda, decisamente innovatrice, raccomanda di mescolarvi una densa crema pasticciera che la rende più leggera e morbida. La pastiera va confezionata con un certo anticipo, non oltre il Giovedì o il Venerdì Santo, per dare agio a tutti gli aromi di cui è intrisa di bene amaIgamarsi in un unico e inconfondibile sapore.
Uno degli aspetti più curiosi dell’isola d’Ischia è che, nonostante sia una località balneare famosa in tutto il mondo, esprime una gastronomia prevalentemente di terra, che però si abbina perfettamente anche con i piatti a base di pesce, presenti nella gastronomia locale.
Pasqua è il momento durante il quale si possono assaporare le bontà di un’isola semplice ma tipicamente bella e caratteristica. Pasqua è condivisione, cultura e storia.