Papa Francesco e il suo grande amore per la città di Napoli.
In una lunga intervista, Papa Francesco ha dichiarato tutta la sua ammirazione per Napoli e ha anche parlato di argomenti delicati come la Malavita.
“Sono stato a Napoli, In qualche modo mi ricorda Buenos Aires. Perché mi parla del Sud. Ed io sono proprio del Sud. Ho viaggiato nel Mediterraneo, il mare nostrum, e ho visto con i miei occhi gli occhi dei migranti. Ho visto la paura e la speranza, le lacrime e i sorrisi carichi di attese troppo spesso tradite” .
Papa Francesco e La malavita nel mondo
Tra gli argomenti che subito saltano, parlando della città partenopea, purtroppo, è sicuramente la situazione di degrado sociale, specialmente in alcune aree.
Chi proviene da queste zone purtroppo ha conosciuto fin troppo presto un lato oscuro della società. Ci sono ragazzi che sin dall’adolescenza sanno già cosa significa impugnare una pistola, o quanto meno hanno imparato a voltare la faccia dinnanzi a scene del genere.
Papa Francesco però pone l’accento su un’altra faccia della medaglia, quella della resilienza, tipica di una città che ha attraversato periodi bui; e non manca inoltre di ricercare sempre il buono anche dove si annida il male; di avere fede anche quando il male consuma tutti gli aspetti della vita e ne si è intrappolato.
“Se penso a Napoli, alla sua storia, alle difficoltà che la hanno attraversata, penso anche alla straordinaria capacità creativa dei napoletani. E penso a come la si possa usare per tirare fuori il bene dal male, la gioia di vivere dalle difficoltà, la speranza anche laddove sembra ci sia solo scarto ed esclusione. A questo ruolo di esempio, penso Napoli possa sentirsi chiamata. Il tempo non è mai scaduto, c’è sempre tempo per cambiare rotta“.
“Napoli non è la Malavita” – dice, e lui conosce bene la questione della malavita. In quel di Buenos Aires la situazione è altrettanto disastrata.
Ogni anno migliaia di persone vengono uccise, altre vengono riportate come ufficialmente scomparse ma non fanno mai ritorno, ci sono persone che non riescono ad uscire da questo circolo vizioso, perché ci sono nate e non conoscono altra via.
“Buenos Aires è la città in cui sono nato, conosco la sua bellezza e i suoi problemi. È vero che Napoli può ricordare qualcosa di lei. Ma sono città diverse!”
La malavita non è un fattore che riguarda solo città come quest’ultima o Napoli – “La malavita organizzata è una piaga. Riguarda tutti. Il Nord e il Sud del mondo. L’ho detto proprio a Napoli: Tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti, nessuno di noi può dire: io non sarò mai corrotto. C’è davvero tanta corruzione nel mondo! Una cosa corrotta è una cosa sporca, è una cosa che puzza…Se penso però a Napoli, alla Campania, penso anche a don Peppe Diana, a San Giuseppe Moscati e a Bartolo Longo, l’apostolo del Rosario. Al coraggio delle scelte. Al profumo di bene. La speranza mai deve essere offuscata. Tutto può essere riscattato dal bene. Serve una conversione di rotta“.
Conclude poi: “L‘allegria. Il pensare positivo. La resilienza. La generosità. Sono queste le doti di Napoli che ammiro di più. Insieme alla capacità di vedere davvero i poveri, di guardarli negli occhi e di non restare indifferenti. Penso che dai napoletani ci sono tante cose da imparare”.