Circa trenta chilometri a sud di Salerno, nella cosiddetta Piana del Sele, troviamo la meravigliosa Paestum, frazione del comune cilentano di Capaccio. Chiamata dai suoi fondatori Poseidonia, in onore del dio greco del mare Poseidone, questa incantevole città della Magna Grecia fu abitata sin dalla preistoria. Sebbene non si abbiano molte notizie in merito alle sue origini è assai probabile che la sua fondazione si debba ad un gruppo minore di Dori Sibariti.
Durante la cosiddetta età greca, che va dal 550 al 440 a.C. circa, una serie di fattori fanno sì che Poseidonia attraversi il suo periodo di massimo splendore e ricchezza. In particolar modo, l’aumento del benessere e della ricchezza di Poseidonia cui si assiste attorno al 510, anno della distruzione di Sibari ad opera di Crotone, fa presupporre che gran parte dei sibariti, costretti ad abbandonare la propria città ormai distrutta, dovette trovare rifugio presso Poseidonia portando con se le proprie ricchezze.
Tra il 420 e il 410 a.C. Poseidonia cade nelle mani dei lucani, con molta probabilità attraverso una conquista rapida e violenta di cui non ci restano dettagli, e divenne Paistom. Nonostante lo sconforto dei suoi abitanti per l’ormai perduta libertà, i reperti archeologici rinvenuti negli anni passati testimoniano che lo splendore di età greca continuò anche in seguito alla conquista lucana con la realizzazione di meravigliosi vasi dipinti di alcuni dei più grandi artisti del tempo, quali Assteas, Python e il Maestro di Afrodite. Solo nel 273 a.C., in seguito alla conquista romana della città, Paistom divenne Paestum e il suo volto mutò grazie alla gran quantità di opere pubbliche realizzate in quegli anni.
Attraverso le testimonianze di Strabone sappiamo però che l’area di Paestum era resa malsana da un fiume che scorreva lì vicino e che dava vita ad una palude. Il Salso, in seguito identificato con Capodifiume, trasportava acque che, stando a quanto ricordato da Strabone, a causa dell’alto contenuto di calcare pietrificava in brevissimo tempo ogni cosa. Proprio a causa dell’impaludamento della zona la città divenne sempre più piccola, ritirandosi a poco a poco verso il punto più alto.
La città è circondata da una cinta muraria, restaurata recentemente, lunga 4,750 mt., costruita con grandi blocchi di calcare squadrati riempiti con terra e pietrame. Lungo il perimetro ci sono 28 torri di forme variabili, un gran numero di postierle, porte di piccole dimensioni utilizzate per i collegamenti rapidi tra l’interno e l’esterno delle mura, e 4 grandi porte in corrispondenza dei quattro punti cardinali.
Accedendo dalla porta principale posta a nord ci si ritrova dinanzi al Santuario Settentrionale ove è possibile visitare il cosiddetto Tempio di Cerere, in verità dedicato ad Athena ma così erroneamente definito nel corso dell’800. Realizzato in calcare locale è costruito su un basamento di tre gradini sul quale si sviluppa un peristilio di 6×13 colonne doriche. Con il suo ordine dorico per il colonnato esterno e quello ionico per il vestibolo interno, esso rappresenta il primo esempio di edificio templare in cui siano utilizzati contemporaneamente due ordini architettonici.
Importantissimo edificio dell’Agorà di Poseidonia è l’Heroon, costruito intorno al VI secolo a.C. Lungo le pareti al suo interno sono stati ritrovati sei hydriai oltre a due anfore di bronzo contenenti miele, un’anfora attica a figure nere e cinque lunghi spiedi di ferro al centro di due lastre di calcare. Stando al contenuto e alla particolare posizione all’interno dell’Agorà, l’Heroon è stato interpretato come un cenotafio, tomba vuota dedicata all’eroe fondatore della città. Il recinto che oggi circonda l’Heroon fu realizzato nel 273 a.C. quando si volle annullare, da un lato, il monumento più rappresentativo della città e preservarne, dall’altro, lo spazio. Più ad est è situato un altro monumento fondamentale del sito archeologico, l’Ekklesiasterion, edificio circolare con gradinate concentriche costruito intorno al 480 a.C. in cui si svolgevano le assemblee per la votazione delle leggi e l’elezione dei magistrati.
Intorno al 273 a.C. fu costruito il Foro nella parte meridionale di quella che era stata l’antica Agorà. Stando ad un’inscrizione del III secolo d.C in cui viene ricordato un maestro di scherma, è assai probabile che all’interno del foro vi fosse un ginnasio. A nord-est vi è invece l’Anfiteatro di cui solo una metà è visitabile essendo l’altra parte situata sotto la SS 18, oggi isola pedonale. Realizzato nel I secolo a.C. e ampliato tra il I e il II secolo d.C., è caratterizzato nella sua prima fase da grossi blocchi di calcare mentre per l’ampliamento furono utilizzati piloni in laterizio.
Di straordinaria bellezza è il cosiddetto Tempio di Nettuno, il più maestoso e meglio conservato dei templi del sito archeologico di Paestum. Nessun dato archeologico sembrerebbe confermare l’attribuzione del tempio al dio Nettuno la quale si deve esclusivamente agli studiosi dell’800. L’edificio, posto su una base di tre gradini e circondato da una peristasi di 6×14 colonne doriche, è diviso al suo interno in tre diversi ambienti: pronao; cella, divisa in tre navate da due file di sette colonne ciascuna; e opistodomo.
Proprio accanto al Tempio di Nettuno vi è il più antico tempio di Paestum ancora integro, la Basilica realizzata intorno al 530 a.C e dedicata ad Hera. Il tempio si trova su una piattaforma di tre gradini e presenta 9 colonne sui lati brevi e 18 su quelli lunghi. Al suo interno, dal vestibolo è possibile accedere alla cella, divisa in due da una fila centrale di colonne. La divisione della cella in due parti è stata spiegata o come funzionale ad un doppio culto, probabilmente Hera e Zeus, o come necessaria alle esigenze del rituale.