Otranto, ridente cittadina del Salento, è tra le località pugliesi più affascinanti, intriganti e ricche di storia e cultura.
Passeggiando per le strade del centro è possibile godere della vista del porto e delle spiagge presenti sul territorio, caratterizzate da acque cristalline, di una tonalità che passa dall’azzurro al turchese.
Oltre alla bellezza naturale dei paesaggi otrantini, la permanenza nella città del Salento è arricchita dalla vasta offerta culinaria. Quest’ultima spazia dalle tipiche orecchiette pugliesi, sino alla pasticceria, che comprende i rinomati pasticciotti leccesi, ripieni di crema e ricotta.
Ma Otranto è molto di più: la tradizione locale presenta svariate leggende che hanno come contesto il mare. Una serie di racconti che stimoleranno la curiosità di turisti e visitatori, intenti a cogliere i segreti del Salento.
Otranto, le origini di un nome antico
Il nome greco dato alla città è Ὑδροῦς. In epoca romana Otranto prese il nome di Hydruntum, che deriva dal torrente Hydrus, dov’è ubicata la città.
Secondo altre fonti il nome deriverebbe dal latino Odruntum, termine che discende dalla parola acqua, nello specifico dal termine messapico “Odra”, che significa proprio acqua.
Pare che la forma italiana Òtranto non derivi né dal latino Hydruntum, né dalla tradizione classica Ὑδροῦς.
Sembrerebbe derivare, invece, dalla forma Hudrentum, nata come compromesso linguistico tra le popolazioni elleniche e italiche e utilizzata poi dai Bizantini nel secolo VII.
Il mito della bella Idrusa
Al tempo dell’eccidio turco, ad Otranto viveva una donna giovane e avvenente di nome Idrusa.
La bella giovane era nota per il temperamento ribelle e testardo, in un contesto economico contraddistinto dalla precarietà e dal pregiudizio. Fervente cristiana, strinse un rapporto preferenziale con Don Felice Ayerbo, il prete della città. Idrusa si sposò a diciassette anni in un matrimonio combinato con un uomo che non amava.
In realtà, il suo cuore batteva per un ufficiale spagnolo, al quale decise di concedersi una notte.
Durante la notte di passione, il marito di Idrusa perse la vita in un naufragio, per tale ragione, la donna visse intensi sentimenti di colpa.
Per di più, Idrusa sentiva che l’ufficiale spagnolo non l’amava davvero. Per tale motivo fece visita a Don Felice Ayerbo e gli chiese di cacciare l’uomo da Otranto.
Tempo dopo, nel corso di un’invasione saracena, rischiò la propria vita per salvare un bambino fatto prigioniero. Pur di non cadere nelle mani degli invasori, Idrusa compì un gesto estremo: si conficcò un pugnale nel petto.
Così finì la donna, troppo tenace per cedere alle angherie del nemico.
La leggenda di una figura temeraria, che si sviluppa nelle strade di Otranto, in un intreccio di colori che vanno dall’ocra al bianco delle costruzioni, per poi passare al turchese del mare. Una bellezza senza tempo, che offre un’esperienza unica nel suo genere.