Alessandro Orsini, professore napoletano classe ’75, è da settimane al centro delle polemiche a causa delle sue controverse posizioni sulla guerra in Ucraina.
Orsini disse: “Napoli è una città moralmente inferiore”
Il professor Alessandro Orsini, nato a Napoli nel 1975, affidò ad un post su facebook il 20 marzo 2020 il suo pensiero sulla propria città natale.
“Napoli è una città inferiore?”. Era la domanda scritta in rosso su un foglio bianco (cioè la foto allegata al post) nonché l’introduzione al post. La ‘risposta’ a quella polemica, che si era innescata dopo una serie di affermazioni controverse intorno a Napoli ed ai napoletani. Ebbene in quell’occasione Orsini non le mandò a dire:
“Napoli è una città inferiore per molte ragioni morali – scrive Orsini -. Mi limito a indicarne quattro per motivi di sintesi. La prima ragione è che l’omicidio del 15enne (si riferisce a Ugo Russo, ucciso il primo marzo 2020 da un carabiniere che voleva rapinare, ndr) non ha provocato un’insurrezione popolare contro la microcriminalità.
I napoletani sono assuefatti. È accaduto, accadrà di nuovo e i napoletani non daranno vita a una rivolta per una vita civile migliore.
La seconda ragione, è che un adolescente impara che non si esce di casa indossando oggetti di valore. Derubato, gli viene detto: ‘Sciocco, che cosa ti aspettavi?’. Dunque, la routine che riproduce la società napoletana è fondata sull’idea della normalità della criminalità.
La conseguenza, che corrisponde alla terza ragione, è che molti furti e micro-aggressioni non vengono nemmeno denunciati ai carabinieri perché: “Sporgere denuncia è tempo perso”.
La quarta ragione è che la coscienza morale dei napoletani, come emerge anche dai commenti su questa bacheca, è divisa: alcuni sono contro il carabiniere, che avrebbe addirittura sbagliato a girare a Napoli con un orologio costoso; altri sono contro il 15enne. A Siena, che è una città moralmente superiore a Napoli, quasi nessuno si schiererebbe dalla parte del 15enne perché la coscienza collettiva è molto più coesa intorno alla definizione pubblica di ciò che è superiore e ciò che è inferiore. La conseguenza è che, a Siena, i confini morali tra il bene e il male sono molto più marcati”.