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Oriana Fallaci: nasce a Firenze il 29 giugno 1929

Oriana Fallaci, famosa giornalista, scrittrice e partigiana italiana, nasce a Firenze il 29 giugno 1929. Questa donna dalle mille sfumature partecipò alla Resistenza italiana e fu la prima donna ad andare al fronte come inviata speciale. Dopo aver conseguito la maturità classica si iscrisse alla facoltà di medicina, per poi passare alla facoltà di lettere, durato poco perché poi abbandona la facoltà per dedicarsi alla professione di giornalista.

Oriana Fallaci esordì, ancora studentessa, al Mattino dell’Italia centrale, quotidiano fiorentino d’ispirazione cattolica, dove si occupò di svariati argomenti, dalla cronaca nera, alla cronaca giudiziaria al costume. Siccome si rifiutò di scrivere un articolo contro Palmiro Togliatti, come le aveva ingiunto il direttore del Mattino, il quotidiano interruppe la collaborazione. Successivamente si trasferì a Milano, dove iniziò a lavorare al settimanale Epoca di Mondadori allora diretto da suo zio Bruno Fallaci che, per non favorirla, la tenne chiusa in redazione a limare e correggere gli articoli dei collaboratori, per poi affidarle le cronache sulla allora nascente alta moda italiana come inviata alla prima storica sfilata del 1952 presso la Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze.

Negli anni ’50, gli anni della dolce vita, la talentuosa Oriana si trasferisce  a Roma per scrivere al settimanale “L’Europeo”, per seguire la cronaca mondana dell’epoca. Nel luglio 1956 giunse per la prima volta a New York per scrivere di divi e mondanità e da quest’esperienza trasse il materiale per il suo primo libro, “I sette peccati di Hollywood”, dove racconta i retroscena della vita mondana di Hollywood.

Nel 1961 realizzò un reportage sulla condizione della donna in Oriente, che divenne il suo primo successo editoriale come scrittrice, “Il sesso inutile”. Nel 1962 uscì Penelope alla guerra, la sua prima opera narrativa, la quale racconta la storia di Giò, una ragazza italiana che, per motivi di lavoro, si reca a New York dove incontra persone del suo passato. Nel 1963 pubblicò Gli antipatici, un’antologia di ritratti al vetriolo di personaggi famosi del cinema e della cultura intervistati per l’Europeo.

Nel 1967, Oriana Fallaci, si recò in qualità di corrispondente di guerra per L’Europeo in Vietnam. Le esperienze di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libro “Niente e così sia” pubblicato nel 1969. Il 2 ottobre 1968, alla vigilia dei Giochi olimpici, durante una manifestazione di protesta degli studenti universitari messicani contro l’occupazione militare del campus dell’UNAM, rimase ferita in Piazza delle tre culture a Città del Messico da una raffica di mitra dove morirono centinaia di giovani. Anche la giornalista fu creduta morta e portata in obitorio, ma un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».

Nel 1969 tornò negli USA per assistere al lancio della missione Apollo 11, dove il racconto di quell’esperienza è raccolto nel libro Quel giorno sulla Luna pubblicato nel 1970. Intervistò anche il comandante dell’Apollo 12, Charles Conrad, alla vigilia del suo lancio.

Il 22 agosto 1973 Oriana Fallaci conobbe Alexandros Panagulis, un leader dell’opposizione greca al regime dei Colonnelli, che era stato perseguitato, torturato e incarcerato a lungo e ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale il 1º maggio 1976. Secondo quanto scrisse, rimase incinta del patriota greco, ma dopo un litigio con lo stesso Panagulis ebbe un aborto spontaneo e dalla vicenda della maternità mancata trasse il libro “Lettera a un bambino mai nato”, il quale fu un grande successo editoriale con le 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. 

La storia di Panagulis verrà invece raccontata dalla scrittrice nel romanzo “Un uomo”, pubblicato nel 1979, oltre che in una lunga intervista, poi raccolta in Intervista con la storia. Lei ha sempre considerato l’incidente di Panagulis un vero e proprio omicidio politico, ordinato da politici che avevano fatto carriera con la giunta militare. La morte dell’amato compagno segnò indelebilmente la vita della scrittrice.

In America poi assistette alla tragedia dell’11 settembre e ne scrisse dei libri e articoli, i quali hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell’opinione pubblica. Attraverso la propria penna la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, ritiene incapace di difendersi.

Essa riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni dall’immigrazione islamica verso l’Europa, e l’Italia in particolare, unita a scelte politiche, a suo parere inappropriate, e all’aumentare di atteggiamenti di reciproca intolleranza, fosse la dimostrazione della veridicità delle sue tesi. Secondo la sua opinione, staremmo assistendo a un pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell’Occidente. Favorevole all’intervento militare in Afghanistan, espresse invece alcune perplessità rispetto alla guerra d’Iraq del 2003, perché riteneva che la guerra avrebbe innescato una situazione pericolosa.

Oriana Fallaci morì a Firenze il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute, dovuto al cancro ai polmoni che da anni l’aveva colpita. Per permetterle di ritornare in Italia in modo riservato, Silvio Berlusconi le mise a disposizione un aereo privato, ma non fu possibile però, data l’inadeguatezza del luogo a ospitare una persona in precario stato di salute, far alloggiare la Fallaci nella torre del Mannelli. La scrittrice venne quindi ricoverata nella clinica Santa Chiara, dove poi morì. È sepolta nel cimitero degli Allori. Per sua espressa volontà, larga parte del suo grande patrimonio librario è stato donato, insieme con altri cimeli come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense di Roma.