‘O Pannazzaro è un antico mestiere, una vera e propria – arte – che fa di Napoli una città unica nel suo genere.
La storia di Napoli è ricca di sfumature diverse, sia in ambito culturale ed artistico che sociale. Sono tanti i mestieri che nel corso del tempo si sono susseguiti nella società napoletana, alcuni spariti del tutto, altri invece ancora esistenti, seppur mutati.
Un tempo, chi non poteva continuare gli studi per questioni di natura economica, doveva per forza di cose imparare un mestiere, scegliendo o inventando quello più consono alla propria natura.
‘O Pannazzaro era colui che percorreva le strade della città alla ricerca di cose vecchie da ritirare, in cambio di oggetti che potessero servire.
Così, in cambio di stracci, tessuti e vestiti, le donne e le lavandaie ricevevano sapone o varie suppellettili di stagno per la cucina. Talvolta succedeva che anche i ragazzini ed i bambini si rivolgevano al Pannazzaro per barattare vecchi stracci in cambio di qualche moneta o semplicemente per un gelato o un dolce.
‘O Pannazzaro: il volto storico di Napoli
Il loro ruolo ebbe risvolti di particolare utilità sociale in quanto il recupero dei cascami tessili, delle ferraglie, della cartaccia, dei cocci di vetro, contribuì al riciclaggio di tali materiali nei rispettivi settori industriali imperniati sul modello autarchico.
‘O Pannazzaro viveva alla giornata, accontentandosi di poco, acquistando o raccattando ciò che la società borghese buttava via.
Un mestiere dinamico per chi amava stare all’aperto, relazionarsi con gli altri, particolarità che si evince anche da alcuni film neorealisti di quell’Epoca (ad es., Pane, Amore e Fantasia, di Luigi Comencini). Tutti ricorderanno il celebre film Pane, amore e fantasia con Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida; ai personaggi principali si affianca la figura di don Vincenzino, interpretato da Nino Vingelli, che si occupa di raccattare vestiario ed oggetti per poi rivenderli.
Ciò a dimostrazione di quanto tale figura fosse un tempo molto diffusa soprattutto nel Mezzogiorno. ‘O Pannazzaro raccoglieva anche lenzuola, coperte, stoffe, anche se il valore degli oggetti e degli accessori raccolti dipendevano dallo stato sociale dagli acquirenti, più o meno abbienti.
La merce acquistata si poteva pagare subito o (seppur meno frequentemente) a rate settimanali. In questo modo era possibile spalmare le spese, soprattutto quando si acquistavano oggetti di valore tra i quali ad esempio stoffe o accessori che poi andavano a comporre il corredo nuziale delle ragazze.
Dagli anni ’80, a seguito del boom economico, ovviamente tale mestiere si è trasformato.
Molti pannazzari infatti, hanno aperto dei negozi, smettendo di girovagare per le stradine di Napoli.
In molti casi, il mestiere è stato lasciato alle donne. Le pannazzare, infatti, potevano contribuire alle vendite, poiché a differenza degli uomini, potevano entrare a casa di chi voleva acquistare
Ogni mestiere, proprio come ‘O Pannazzaro, conferma e sottolinea una graduale apertura degli individui a nuovi spazi socio-professionali; ogni mestiere risponde al dinamismo della società, ridefinendo la propria rete di risorse in base all’ambiente in cui vive.