La fortuna… elemento imprescindibile nell’esistenza di tutti gli individui, costituente indispensabile all’interno dello scenario di Napoli. Di pari passo con esso, procede la cosiddetta “mala ciort“, la sfortuna per comprendere più facilmente il concetto. Concetto, in realtà, il quale era ben chiaro al cabalist, figura oggi ignota, ma molto illustre nell’antica città partenopea. Perché l’alchimia, generata dall’amalgama tra la fortuna e la malasorte, era una materia complessa, non compresa da tutti, soltanto da pochi individui.
Tradizioni millenarie, usanze ripetute costantemente nel corso del tempo, superstizioni intriganti e modi di dire molto singolari: questi fattori hanno contraddistinto la personalità di tanti napoletani, sempre influenzati dalle valutazioni e dalla volontà della dea bendata. Volontà emersa continuamente con il gioco del Lotto, interamente ed esclusivamente basato sulla fortuna, il quale attirò l’attenzione di un amplio numero di individui, intenti ad arricchiarsi sfidando proprio la sorte.
‘O cabalist, il ruolo “giocato” dal consulente della fortuna
Nell’antichità, all’interno della città di Napoli, si ergeva questa figura, ‘o cabalist, il consulente degli individui, ma anche della stessa fortuna, la personificazione dell’alchimia per eccellenza. Con sotterfugi ed inganni, consigliava i numeri da giocare, perché scelti dalla dea bendata.
I sogni, calcoli enigmatici e costellazioni misteriose simboleggiavano, spesso, la sua fonte di ispirazione per le deliberazioni da pronunciare. Personaggio eccentrico e bizzarro, soleva indossare abiti stravaganti, avvolti da un velo di magia, perché era essa a caratterizzare questa singolare figura.
Sebbene si vantasse di predire i numeri, difficilmente, però, questi risultano esatti: le vincite erano sempre più rare per le pessime qualità dei cabalisti, eppure la propria fama cresceva di giorno in giorno. I clienti continuano a visitare queste personalità e le supportavano, credendo audaciamente nelle loro peculiarità, sostenute da loro stessi. È stata la speranza di successo e il magico profumo dell’illusione a sostenere per tanti anni questi bislacchi cialtroni.
Malgrado la loro smisurata disonestà, era comunque presente del misticismo nei cabalisti, in particolare alle spalle del loro stesso nome. Quest’ultimo, difatti, proveniva dalla Cabala Ebraica, un folclore leggendario oscillante tra occultismo e religione. Ciascuna vibrazione, ciascuna parola e ciascuna voce provocano un effetto singolare, il quale poi avrebbe avuto delle ripercussioni sulla realtà visibile ed irreale.
E la Cabala aveva la mansione di congiungere questi effetti differenti, istituendo un impianto ed un ordine particolarmente dettagliati. Nell’antichità si supponeva che ci fossero “soltanto” 36 cabalisti sparsi in giro per il mondo, capaci di utilizzare tale disegno speciale ed utilizzare questi poteri magici.