Nuova scoperta a Pompei: il Parco archeologico più celebre al mondo continua a sorprendere con importantissime novità storiche ed artistiche. Questa volta ha visto la luce una dimora di dimensioni ridotte, denominata la “Casa di Fedra”, abbellita con affreschi di notevole bellezza e suggestione.
La casa è stata scoperta nel corso degli scavi condotti nel cantiere dell’Insula dei Casti Amanti, nel quartiere centrale della città antica, lungo Via dell’Abbondanza. Il nome “Casa di Fedra” è stato dato dopo il ritrovamento di un affresco ben conservato, rappresentante il mito di Ippolito e Fedra.
L’abitazione, come detto in apertura, non è di grandi dimensioni ed è sprovvista del tradizionale atrio, particolarità importante, tipico nell’architettura delle ricche dimore pompeiane, e che invece in questo caso è assente.
Probabilmente l’assenza dell’atrio è dovuta ai cambiamenti sociali e culturali in atto all’epoca, sui quali si concentrano le recenti ricerche degli studiosi.
La Casa di Fedra è costituita da due ambienti, situati nella parte retrostante dell’abitazione. Nel primo, oltre al quadretto mitologico con Ippolito e Fedra, le pareti splendidamente decorate in IV stile mostrano altre scene tratte dal repertorio dei miti classici: una rappresentazione di un symplegma (amplesso) tra satiro e ninfa, un quadretto con coppia divina, forse Venere e Adone, ma anche una scena, purtroppo danneggiata dalle esplorazioni borboniche, in cui probabilmente si può riconoscere un Giudizio di Paride. Una finestra posizionata accanto al quadretto di Ippolito e Fedra si apre su un piccolo cortile, dove è presente un piccolo altare domestico decorato con motivi animali e vegetali su sfondo bianco.
Nella decorazione del larario (ossia dell’altare) si riconosce nella parte alta un rapace in volo, probabilmente un’aquila, che tiene tra gli artigli un ramo di palma, e nella parte inferiore la scena principale composta da due serpenti affrontati, che incorniciano un altare con fusto circolare e scanalato su cui si dispongono le offerte.
Da sinistra si possono notare: una pigna, un elemento sopraelevato che sostiene un uovo, quelli che sembrerebbero essere un fico e un dattero. A riempire il fondo della scena due arbusti con foglie lanceolate e bacche gialle e rosse su cui si muovono tre passeri.
“La nuova scoperta avvenuta a Pompei è un esempio di archeologia pubblica o, come preferisco chiamarla, archeologia circolare: conservazione, ricerca, gestione, accessibilità e fruizione formano un circuito virtuoso. Scavare e restaurare sotto gli occhi dei visitatori, ma anche pubblicare i dati online sul nostro e-journal e sulla piattaforma open.pompeiisites.org significa restituire alla società che finanzia le nostre attività tramite biglietti, tasse e sponsorizzazioni la piena trasparenza di ciò che facciamo, non per il bene di una ristretta cerchia di studiosi, ma per tutti”. Ha spiegato il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.
La nuova scoperta avvenuta a Pompei, dimostra quanto il celebre Parco archeologico abbia ancora da dire; i lavori di scavo e restauro continueranno a riportare alla luce elementi storici importanti, fiore all’occhiello tutto italiano.