L’Isolotto del Lazzaretto di Napoli. La costa di Coroglio attualmente è collegata all’isola di Nisida tramite un terrapieno realizzato nel 1934. Pochi sanno e soprattutto notano che circa a metà strada, il terrapieno si allarga in una specie di piazzetta. Il punto preciso dove incorpora l’Isolotto del Chiuppino o Copino ( dal latino caupona, locanda) nome che indicava la presenza di un posto di ristoro. Non solo dunque Isolotto della Gaiola e Grotta di Seiano. Ai piedi della Collina di Posillipo qualcosa di simile.Un altro isolotto e un’altra Grotta. Ma molto diverse.
Coroglio e Nisida in epoca romana
In epoca romana il terrapieno non esisteva. Sia l’isolotto che l’isola di Nisida erano separati tra loro ed entrambi poi dalla terraferma . Siamo a poca distanza dalla villa di Publio Vedio Pollione, sul Capo Posillipo. Mentre quella di Lucio Licinio Lucullo si trovava sull’isolotto di Nisida.
Peraltro Lucullo ne aveva anche un’altra ben più grande e famosa, parte sul promontorio di Pizzofalcone e parte sull’isolotto di Megaride. Entrambe le ville in particolare avevano strutture ipogee adibite a peschiere, alimentate da acque marine, per soddisfare i gusti culinari dei ricchi proprietari.
L’isolotto del Chiuppino
L’Isolotto del Chiuppino ancora oggi è perforato da parte a parte da una galleria , detta Grotta del Lazzaretto probabilmente risalente alla stessa epoca. A causa del bradisismo ma anche di fenomeni di insabbiamento per le correnti marine, la galleria oggi è semi-sommersa (circa 3 m) ma doveva essere emersa in epoca romana.
La sua funzione non è perfettamente chiara. Per alcuni costituiva una via di comunicazione a servizio delle vicine installazioni portuali poste nel Porto Paone di Nisida.
Nella seconda metà del XVIII secolo il naturalista napoletano Filippo Cavolini trovò proprio in questa cavità artificiale terreno fertile per i suoi studi di biologia marina. Lunga circa 130 metri, è larga 5 metri ed ha un’’altezza massima di 4,5 metri.
Da Isolotto del Chiuppino a Isolotto del Lazzaretto
Nel XVII secolo su questo isolotto fu costruito un lazzaretto, utilizzato quale luogo di quarantena sia per gli equipaggi marinari e sia per animali e merci. Ciò allo scopo di arginare le continue epidemie e pestilenze che, importate via mare , flagellavano i centri costieri e in particolare la città di Napoli.
La scelta dell’Isolotto del Chiuppino come luogo di quarantena non fu casuale, in quanto la lontananza dal centro della città permetteva di limitare la propagazione del contagio. A tal scopo nel 1619 gli Eletti della Città stanziarono 4800 ducati per la realizzazione dell’opera , avvenuta tra il 1626 e il 1628 .
La costruzione del Lazzaretto di Napoli
Nisida e l’Isolotto del Lazzaretto di Napoli. Tutte le navi dirette al Porto erano avvicinate dalla feluca di Sanità ed ispezionate dai Deputati della Salute , che controllavano le patenti sanitarie e le bollette delle merci e degli animali trasportati.
Se risultavano in regola le navi erano autorizzate a entrare. Altrimenti erano dirottate a Nisida, dove gli equipaggi passavano la quarantena in appositi edifici e le merci “suscettibili” (ovvero sospette di contagio, specie tessuti, tappeti, ma anche pellami e tabacchi) venivano “purgate” mediante la pratica dello “sciorino”
Lo “sciorino”
Consisteva nella prolungata esposizione dei prodotti all’aria e al sole. Libri, carte e lettere erano “spurgati” con aceto e fumigazione. La permanenza nel Lazzaretto di persone e merci per la quarantena aveva costi prestabiliti ma elevati. Anche gli sciorinatori addetti alla sanificazione vivevano in isolamento ed erano sotto costante osservazione sanitaria perché potenziali indicatori di eventuale contagio.
Nei secoli successivi il Lazzaretto sull’Isolotto è stato di volta in volta rimaneggiato e ingrandito. Ovviamente per accogliere i malati delle ripetute epidemie di peste e colera, arrivando a poter ospitare fino a 600 ospiti,anche quando la peste fu sostituita dal colera.Con il progredire della medicina e il miglioramento delle condizioni igieniche, il ruolo del Lazzaretto però perse inesorabilmente valore.
I “Purgaturi ” del Chiuppino
I cosiddetti “Purgaturi”del Chiappino rimasero attivi fino alla fine del XIX secolo, dopo ulteriori ristrutturazioni e ampliamenti, ma considerando la progressiva diminuzione delle epidemie, la loro funzione originaria scemò via via.
La mappa del Duca di Noia del 1775 mostra il Lazzaretto ancora separato sia da Nisida che da Coroglio. Nei primi decenni del XIX secolo (1834-1847) ossia in epoca borbonica, fu costruito un terrapieno fra lo scoglio del Chiuppino e Nisida, poggiato in parte su fondazioni portuali romane, nel quadro dei progetti marittimi promossi dall’Ingegnere Giuliano De Fazio. Nello stesso periodo il Castello di Nisida fu adibito a carcere che solo dal 1934 sarebbe diventato carcere minorile, destinazione d’uso che mantiene tuttora.
I progressivi rifacimenti
In alcuni dipinti risalenti alla fine del Settecento e ai primi dell’Ottocento si vede come l’isolotto a seguito della costruzione del Lazzaretto era stato collegato alla costa da un ponte con numerose arcate.
Nel 1934, l’ormai inutile Lazzaretto di Napoli fu demolito, mentre l’isolotto fu inglobato nella nuova strada di collegamento tra Nisida e la spiaggia di Coroglio attraverso una colmata di cemento che ha determinato la chiusura di uno dei due ingressi della grotta.
Poco o nulla è rimasto dell’antico Lazzaretto Borbonico. Nel dopoguerra i suoi ruderi furono demoliti e sostituiti da una costruzione destinata all’Accademia Aeronautica, anch’essa in disarmo. La cavità sottostante versa in uno stato di abbandono e degrado. L’antica galleria romana è colma infatti di materiali di risulta (reti,corde,copertoni,ecc) servendo da deposito per il limitrofo impianto di allevamento delle cozze. Chissà che un giorno con il rilancio di Bagnoli si potrà assistere al recupero anche di quel poco che resta di un piccolo ma significativo tassello della storia di Napoli.