La storia di Newton e della relatività è sempre stata al centro del dibattito.
Chi non ricorda la storiella del matematico, considerato da tutti il padre della relatività, che scoprì la forza di attrazione esercitata dalla terra sui corpi grazie ad una mela caduta da un albero.
Lo scienziato appisolato sotto l’albero fu colpito da un pomo che lo portó ad una scoperta sensazionale che è stata per anni considerata una leggenda.
Newton stesso raccontò poi che era seduto di fronte alla finestra di casa quando osservò una mela cadere dall’albero, questo lo portò a chiedersi perché cadesse sempre perpendicolare al terreno e non in altre direzioni.
Dicevamo quindi una leggenda, o per lo meno così si è creduto per molti secoli. Tuttavia studi recenti sembrano mostrare che mela, albero e relatività siano veramente strettamente legati.
A mettere le cose in chiaro ci ha pensato la Royal Society, la stessa celebre società scientifica inglese di cui Newton fu presidente, rendendo disponibile online, per la prima volta, la biografia di Newton scritta dal suo contemporaneo e amico William Stukeley, che conferma, in gran parte, la veridicità del celebre aneddoto. In questo manoscritto del 1752, intitolato Memoirs of Sir Isaac Newton’s Life, Stukeley riferisce di avere raccolto dalla viva voce di Newton il ricordo di come fu concepita la teoria della gravitazione universale: «Avvenne mentre sedeva in contemplazione, a causa della caduta di una mela». Certamente il frutto non gli piombò in testa, come raccontano i maestri agli scolari delle elementari. Ma di sicuro lo scienziato si trovava nel giardino della sua casa di Woolsthorpe Manor, quando assistette al tonfo del frutto e si chiese: «Perché cade sempre verso il centro della terra e non trasversalmente o verso l’alto?». Da quella domanda fondamentale, elaborò poi la teoria secondo cui deve esistere un potere attrattivo universale, proprio a tutti i corpi dotati di massa, che fu chiamato forza di gravità. Lo stesso tipo di forza che attira i corpi verso il centro della Terra, è anche quello che governa i grandi moti astronomici dei corpi celesti. Dunque, grazie alla divulgazione online dell’opera di Stukeley, che per inciso fu anche uno dei primi studiosi del tempio di Stonehenge, finalmente possiamo verificare che l’aneddoto della mela non è una panzana, ma nasce da una testimonianza diretta resa dallo stesso Newton.