Il governo giapponese nei giorni scorsi ha diffuso i dati preliminari sulle nascite nel 2023: un disastro che potrebbe avere pesanti conseguenze sulla tenuta del welfare nipponico.
Parliamo del peggior dato della storia recente, 758,631 bambini pari al -5,1% rispetto al 2022, che segna l’ottavo anno consecutivo di decrescita, ma la cosa più preoccupante è che la curva di natalità sta diminuendo a un ritmo accelerato, con 10 anni di anticipo rispetto alle previsioni governative.
C’è molto da ragionare su questa cosa, perché è il medesimo problema che abbiamo in Italia, con la differenza che la popolazione dello stivale è già di suo circa la metà di quella del sol levante.
Già il governo del compianto Abe e successivamente quello del suo alfiere Suga, avevano messo in atto delle piccole attività per indurre i giapponesi a sposarsi di più e fare più figli, come ad esempio l’aggiunta del lunedì festivo, quando la domenica cadeva una festività nazionale.
Ma non ha funzionato.
In Giappone il costo della vita è troppo alto.
Le polizze sanitarie obbligatorie assorbono parte importante degli stipendi, per non parlare delle grandissime difficoltà nel trovare un asilo nido comunale, che obbliga le famiglie ad iscrivere i bambini presso strutture private, che costano cifre importanti.
Ciò impone ad una neo-mamma delle scelte che spesso queste ragazze non sono disposte a fare.
Per non parlare delle aziende che, all’atto dell’assunzione, chiedono alle giovani a che tipo di carriera aspirano, creando di fatto percorsi diversi per coloro che magari vogliono vivere la gioia della maternità.
A questo punto, a poco servono i centri di sostegno matrimoniale creati presso le prefetture per favorire l’incontro.
I giovani giapponesi sanno benissimo come fare per trovare l’anima gemella, ma se il governo non crea delle forme reali di sostegno come ad esempio incremento degli asili nido, detassazione e assegni familiari sostanziosi, bonus bebè e contratti di lavoro non discriminanti a nostro parere il problema delle nascite persistera’ fino alle sue estreme conseguenze.
Quali possono essere?
Le previsioni parlano della riduzione di circa 1/3 della popolazione giapponese entro una quindicina d’anni, che passerebbe dagli attuali 132mln a poco più di 80mln, dei quali oltre il 30% sarebbe ultrasessantacinquenne.
Un vero e proprio disastro sociale che, come accennavamo, minerebbe la tenuta del sistema economico e dello stato sociale, con conseguenze pesanti sulla tenuta del sistema pensionistico.