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Negativo all’Hiv dopo il trapianto di staminali

In Inghilterra, a Londra, un paziente sieropositivo e malato di tumore è risultato negativo al test dell’Hiv, malattia che dagli anni ’80 ad oggi ha causato oltre 35 milioni di morti, grazie al trapianto di cellule staminali con una particolare mutazione genetica.

Il trapianto di cellule staminali è, oggi, una delle strategie terapeutiche più utilizzate per combattere alcuni tumori del sangue come leucemia acuta o cronica, mieloidi o linfoidi e alcune malattie ereditarie che, con le normali terapie non hanno alcuna speranza di guarigione.

Il paziente di Londra, che vuole rimanere anonimo, dopo 16 mesi del trapianto ha sospeso la terapia antiretrovirale e 18 mesi dopo tale sospensione ha ripetuto il test, risultando negativo al virus.

Lo studio è stato presentato alla Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, a Seattle, Stati Uniti, dai ricercatori dell’Imperial College londinese, in collaborazione con i  colleghi delle Università di Cambridge e Oxford ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature.

Questo, però, non è il primo caso in cui il virus dell’Hiv regredisce grazie all’intervento di cellule staminali; il primo paziente con risultato negativo al test dell’Hiv, risale a circa dieci anni fa, a Berlino.

Il paziente in questione è Timothy Ray Brown, cittadino statunitense che nel 1995, mentre studiava a Berlino, scoprì di aver contratto il virus Hiv.

Anche in questo caso il paziente era malato di  tumore, per la precisione di leucemia e ha ricevuto il trapianto di cellule staminali da un donatore con una particolare mutazione genetica, la CCR5.

In ambedue i casi, nei pazienti, sieropositivi e malati di tumore, sono state trapiantate cellule staminali di donatori con la mutazione CCR5, particolare proteina che blocca il ricettore dell’Hiv.

Tale trapianto ha avuto un duplice effetto positivo; sia contro il tumore che contro il virus.

Ravindra Gupta, virologo dell’University College ci spiega: “Avere raggiunto di nuovo la remissione del virus dimostra che il caso del “paziente di Berlino” non è un’anomalia: nei due soggetti è stato usato lo stesso approccio, che si conferma efficace per l’eliminazione dell’Hiv.

Ma non in tutti i casi in cui si è ricorso al trapianto di staminali hanno avuto lo stesso impatto.

Molti scienziati, dopo il paziente di Berlino, hanno cercato di utilizzare la stessa metodologia di cura senza, però, alcun risultato.

Infatti, in alcuni pazienti, il virus è tornato a diffondersi, mentre altri sono morti di tumore.

La remissione del virus nel paziente di Londra dimostra che quello di dieci anni fa non fu un caso fortunato, ma nonostante i risultati e la remissione dopo 35 mesi dal trapianto, gli scienziati non considerano il trapianto di staminali come vera e propria cura, dato che non può essere utilizzata su tutte le persone sieropositive a causa dei rischi, ma viene comunque vista come un piccolo passo verso una futura risoluzione al problema del virus dell’Hiv.