“Natale” è il titolo di una lirica, scritta dal noto scrittore, poeta e saggista Giuseppe Ungaretti. Il poeta compose questa poesia il 26 dicembre 1916, quando l’Italia era già in guerra. Infatti, Ungaretti assistette ai drammi della Grande guerra.
Egli compone la lirica “Natale” a Napoli, quando era in licenza, ma non riusciva a dimenticare gli orrori della guerra e a vivere la quotidianità di tutti i giorni.
NATALE
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Durante questo periodo Ungaretti è ospite presso l’abitazione di alcuni amici e resta chiuso in casa, rifiutandosi di uscire tra la gente e rifugiandosi presso il focolare domestico proprio perché traumatizzato dalla vita di trincea fatta in guerra.
Il componimento della raccolta “L’allegria” risulta essere un vero e proprio pianto convulso che evidenzia la sofferenza dell’uomo.
Già dalla denominazione del titolo è possibile capire l’ambientazione, come accade nelle altre liriche della raccolta.
Sotto questo titolo confluisce, nel 1931, tutta la produzione giovanile del poeta formata per la maggior parte da versi redatti durante il periodo della Prima Guerra Mondiale.
In particolare, “L’allegria” è l’unione delle raccolte “Il porto sepolto” e “Allegria dei naufragi”
La poesia è composta da cinque strofe, costituite da versi liberi di diversa lunghezza.
E! subito evidente la mancanza di punteggiatura che rende il discorso spezzato e frammentato, senza far perdere tuttavia l’immediatezza del messaggio che il poeta vuole dare con questo componimento.
Il messaggio di fondo della lirica è appunto la ricerca di pace e tranquillità, un vero e proprio bisogno di tregua da tutti gli orrori visti in guerra che hanno segnato la sua mente e il suo cuore.
La guerra è uno dei temi principali dell’opera “L’allegria”. In particolare, il poeta nel componimento evidenzia come l’esperienza della trincea pone l’io davanti alla cruda e dura realtà.
Il poeta espone come il male inspiegabile portato con sé dalla guerra riguarda e coinvolge tutti gli esseri umani, indistintamente.
Dunque, essi sono spinti a considerarsi come fratelli, uniti nella disgrazia. Pertanto, la guerra, pur nella sua atrocità, permette agli uomini di fare propri i valori come la fratellanza e la solidarietà.